Sguardi sonori

28/09/11 - Mozzarella Stories: calore latino, sangue campano e latte di bufala nelle musiche di Riccardo Ceres per il film di Edoardo De Angelis.

Sguardi sonori – Viaggio tra le sette note composte per la settima arte – a cura di Emanuele Rauco

sguardi-sonori-interno.jpgE’ con piacere che si torna a parlare di Mozzarella Stories, film d’esordio di Edoardo De Angelis che mescola gangster-movie e commedia campana con la benedizione di Emir Kusturica. Dopo la recensione e le interviste ad attori e autore, è ora la volta di parlare delle musiche del film, che – come si può immaginare – giocano un ruolo fondamentale nel riuscito mélange di stili e suggestioni culturali. In attesa dell’edizione della colonna sonora integrale targata Universal, è possibile ascoltare una sorta di EP contenente 5 canzoni, quelle che sono il cuore della soundtrack, composte o riarrangiate da Riccardo Ceres, rappresentano con le note quello che è il nucleo stilistico del film, viaggiando tra la melodia napoletana classica e la neo-melodia più terrena permettendosi tocchi da chansonnier e virate nella musica caraibica.

Si apre appunto con un mambo peculiare, ossia Mozzarella Mambo, “cantato” da Massimiliano Gallo e Aida Turturro, i due cantanti del film che infatti interpretano rispettivamente Zingaro Napulitano, il tormentone della pellicola in pure stile tradizionale, e Indifferentemente, classico della canzone partenopea riletto dall’accento americano e dall’arrangiamento sudamericano. Chiudono il breve disco, Passione (cantata dallo stesso Ceres) altro brano dallo spiccato sapore classico, che sa di fumo e piano bar, e  L’amore express, il brano “veramente innovativo” che Gallo cerca di proporre per uscire dal tunnel della neo-melodia, con un testo particolarmente ironico che sa di James Senese e la sua band. Come il film, anche le sue musiche riescono nel difficile tentativo di mescolare ironia e serietà, alto e basso, morte e vitalità. E come si sono fatti i complimenti a De Angelis, gli stessi vanno replicati alla simpatia e all’ironia sorniona di Riccardo Ceres.