Tre uomini e una pecora

02/02/12 - Stephan Elliot firma una pellicola esilarante e politicamente scorretta che riporta in auge la british comedy, ma è ambientata in Australia.

Dalla nostra inviata LIA COLUCCI

Presentato in anteprima nazionale al VI Festival Internazionale del Film di Roma, Tre Uomini e una pecora (titolo italiano A Few Best Men) è in uscita ora nelle sale italiane per Lucky Red. Simpatica commedia anglo-austrialiana che si allinea al filone del genere matrimoniale, la pellicola è diretta da Stephan Elliot(Un matrimonio all’inglese), che dall’età di quattordici anni ai diciotto si è guadagnato da vivere proprio filmando matrimoni, così ha finito per odiarli e in questa occasione si è potuto vendicare con il dovuto sarcasmo. I due sposi ritratti nel film, David (Xavier Samuel) e Mia (Laura Brent), appartengono a due mondi completamente opposti e incompatibili: lui è un povero orfano britannico e lei una lady australiana, figlia di un senatore reazionario e conformista. Lo sceneggiatore della pellicola, Dean Craig, è lo stesso di quel gioiello di Funeral Party, di cui qui ritroviamo l’ironia brutale, a volte sgarbata e sempre politicante scorretta.

Ma la faccenda del matrimonio a volte sembra una scusa per parlare del legame di Dave con i suoi tre amici del cuore, che poi rappresentano anche la sua “vera” famiglia: Tom (Kevin Marshall), Graham (Kevin Bishop) e Luke (Tim Draxl). Le loro avventure rappresentano la spina dorsale del film; basti pensare all’incontro/scontro con Ray (Steve Le Marquand), l’esilarante spacciatore solo e incompreso, e alla scena in cui fanno drogare fino all’imbarbarimento Barbara, la madre della sposa (un’inarrestabile Olivia Newton-John). Come se tutto ciò non bastasse, i tre paladini si premurano poi di travestire e truccare l’emblema di casa: il caprone del senatore, simbolo della sua campagna elettorale. Stephan Elliot realizza dunque con Tre uomini e una pecora una commedia piena di brio, che pesca a piene mani dalla tradizione anglosassone e riesce a miscelare sapientemente il ritmo sfruttando al massimo la bravura degli attori. Ottima come al solito la sceneggiatura di Craig, che non risparmia battute esilaranti e situazioni assolutamente paradossali, giocando molto spesso sulla vecchia sudditanza tra Gran Bretagna e Australia, a cui aggiunge ogni tipo di sconcezza affrontata però sempre con un tono pudico. Speriamo di vedere ancora molte commedie intelligenti come questa, perché non ci si può accontentare di ridere per la ripetitiva e stanca morbosità della saga di Una Notte da Leoni.

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