Project Nim

01/11/11 - Dal documentarista Premio Oscar James Marsh, una crudele riflessione sull'arroganza della scienza, che cerca di trasformare i primati in umani.

Dalla nostra inviata LIA COLUCCI

Ascolta l’intervista di RADIOCINEMA al regista:

  • James Marsh
  • Documentario dalla forte struttura narrativa, presentato nella sezione Extra all’interno del VI Festival Internazionale del Film di RomaProject Nim è una pellicola che narra gli esperimenti su di uno scimpanzé, in chiave quasi romanzesca. Il regista James Marsh, dopo aver vinto l’Oscar con Man on Wire, documentario sul funambolo che nel 1973, camminando su di una corda, attraversò il vuoto tra le due Torri Gemelle, anche questa volta si concentra su una storia estrema, dura da digerire, soprattutto per un pubblico di amanti degli animali. Il povero scimpanzé Nim, viene strappato anzitempo alle affettuose braccia materne, per immolarsi, in nome della scienza e del progresso, sull’altare delle ambizioni di un team di scienziati, intenzionati a scoprire se una scimmia è in grado di apprendere e riprodurre simboli: ossia se è capace di comunicare.

    L’arrogante progetto è voluto dal Dott. Herb Terrace della Columbia University, che in prima istanza decide di affidare il piccolo Nim ad una numerosa famiglia di hippy e in particolare alle cure della madre, la psicologa Stephanie LaFarge. La signora, intervistata a distanza di anni, racconta con candore ogni tipo di rapporto che aveva con lo scimpanzé, sino all’imbarazzante episodio dell’allattamento. In seguito, il Dr. Terrace decide di allevare lui stesso, insieme ai suoi assistenti, la scimmia, ossessionato com’è dal sogno che un giono Nim possa apprendere e comunicare. Nel nuovo centro ricerche, comincia per la povera cavia un duro lavoro, Terrace e gli assistenti gli stanno addosso, mentre lui vorrebbe giocare, farsi coccolare e fare la corte al gatto del centro. In nome del progresso, gli impulsi sessuali di Nim vengono repressi, e la povera bestiola cerca di sfogarsi come può, in un’atmosfera di infinita tristezza, mentre si alternano le parole da apprendere o gli sforzi per mandarlo in bagno senza il pannolone. Ma Terrace ha fatto male i suoi conti e l’esperimento si rivela una sonora sconfitta per la scienza: Nim non riesce a comporre una frase intera, ma si esprime solo con delle parole isolate. L’istintualità di Nim ha sconfitto la protervia dei ricercatori, al punto che lo scimpanzè, proprio a causa dell’infanzia così turbolenta, con il crescere diventa sempre più forte ed aggressivo e, a detta dello psicologo, ingestibile. E così, come in una favola triste, Nim verrà relegato in un centro per animali abbandonati, lui che non aveva mai visto uno scimpanzé in vita sua. E l’ultima struggente inquadratura lo vede dietro le sbarre con lo sguardo spento e smarrito di colui che doveva farsi uomo.