Rubini critico con il presente

Dal festival di Torino, l'attore e regista, che ha appena finito di recitare nel nuovo film della Nicchiarelli, polemizza con quel che accade in Italia, dalla politica al cinema.

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  • Sergio Rubini
  • Venuto al festival di Torino per la sezione Figli e amanti, Sergio Rubini – oltre a parlare con il pubblico del suo film formativo, Cane di paglia (1971) di Sam Peckinpah – si è mostrato molto critico con l’attualità del nostro paese, dalla politica al cinema. “Si è scelto di fare un governo tecnico perché abbiamo fallito in tutto e non ci fidiamo più di noi stessi”, ha detto Rubini nel corso di un incontro con la stampa commentando anche lo stato attuale del cinema italiano a confronto con il passato: “Quando ho cominciato io, negli anni ’80, il cinema era davvero in crisi, però comunque c’erano i film di Fellini, di Scola e di altri grandi autori. E poi c’erano anche dei registi davvero giovani, tra i 20 e i 30 anni, cui si permetteva di esordire. Oggi è diverso. Il cinema italiano va molto bene come incassi, ma quel che dovrebbe contare è la qualità. Cosa che spesso lascia a desiderare. E sono importanti anche la libertà e la fiducia che si dà alle persone e oggi non è tanto facile cominciare da giovani. Tra le due situazioni perciò sinceramente preferisco la prima”. Colpito dalla potenza del film di Peckinpah sin da quando lo vide per la prima volta a 15-16 anni, Rubini ha notato come Cane di paglia mantenga ancor oggi una sua attualità, soprattutto per l’esplosione di violenza da parte di un uomo comune, estenuato dalle condizioni della società in cui si trova a vivere, una situazione per certi versi simile a quella che si sta attraversando in questo periodo di crisi economica. Infine, elogiando Gianni Amelio con cui ha lavorato recentemente al doppiaggio de Il primo uomo, nuovo film del regista calabrese, Rubini ha dichiarato di aver appena finito di recitare – insieme a Margherita Buy – nel secondo film di Susanna Nicchiarelli, La scoperta dell’alba, dal romanzo omonimo di Walter Veltroni. Il film è prodotto dalla Fandango, così come il prossimo film da regista dello stesso Rubini,, su cui però non ha voluto dire nulla, se non confermare il titolo già annunciato un mesetto fa, La delegazione.