Bloodline

03/12/11 - L'esordio di Edo Tagliavini è il primo film di genere di Distribuzione Indipendente: un horror anomalo in cui confluiscono generi e registri molto diversi.

Ascolta le interviste di RADIOCINEMA ai protagonisti del film:

  • il regista Edo Tagliavini
  • gli interpreti Mario Calamita e Virgilio Olivari
  • Senza il cinema di genere la produzione indipendente sarebbe un orizzonte più mesto e desolato. L’horror in particolare – come pure la fantascienza – è da sempre laboratorio di esperimenti d’artigianato, d’eclatanti alchimie, di cimenti estrosi ed eccentrici. Così anche Distribuzione Indipendente (ricordando l’esperienza antesignana di Cinematografo Poverania) mette in cartellone il suo primo titolo di genere. Bloodline è l’esordio nel lungometraggio di Edo Tagliavini, non-giovane regista di cortometraggi, video musicali e sperimenti intermediali, che si è visto affidare il progetto a macchine già avviate. Lo spunto iniziale è di un duo del tutto anomalo: Virgilio Olivari – campione di body building, attore e qui anche soggettista sceneggiatore – e Mario Calamita – una felice carriera negli effetti digitali prima di dedicasi alla produzione cinematografica. Dai due viene l’idea di un horror italiano (non così inconsueta, soprattutto nel panorama del low budget e del no budget cinema delle ultime stagioni) che costruisca il proprio gioco incrociando zombie movie, splatter, ghost movie, slasher con altri generi, anche del tutto estranei al modello codificato. Tagliavini accetta l’incarico quando la sceneggiatura è già stata scritta più d’una volta; nonostante questo altre 12 stesure serviranno perché un racconto coerente combaci alla fine con il piccolo capitale a disposizione della produzione.

    Dopo un incipit situato in un passato non proprio remoto, la storia procede nel presente, concentrandosi su un isolato casale in campagna, nel quale due amici dovranno girare il dietro le quinte di un film porno. Naturalmente orribili avventure li attendono senza lasciare alcuna via di scampo. Pornopaura voleva chiamarlo il protagonista-autore Olivari, e forse il titolo sarebbe stato più efficace – almeno sul mercato nostrano – nel presentare la sintesi di un oggetto un po’ goffamente ma onestamente anomalo qual è questo piccolo horror nostrano. S’inizia con un assassino spietato e mascherato che corre in una foresta e subito si pensa d’aver capito tutto. Invece bastano un paio d’inquadrature per ritrovarsi in una commedia iperindipendente, poi in un porno – ma oltre alle atmosfere, alle scenografie e ai costumi allusivi non c’è davvero niente altro – poi di nuovo in una commedia e così di seguito trascorrendo dalle apparizioni di fantasmi bambini, agli squartamenti grandguignoleschi fino alle lotte con gli zombi. Il film è ingenuo quasi per progetto, e lo è tutto intero, dalla scrittura alla regia, dall’interpretazione degli attori alle scene, dai trucchi (Stivaletti sembra aver lavorato con la mano sinistra) a una sceneggiatura piena di buchi e di intoppi d’ogni sorta. L’intreccio dei registri però funziona perché se la tensione ha poca intensità e di orrorifico ci sono forse solo un paio di salti di montaggio, se le sapide battute e le citazioni grossolane, gli ammiccamenti e gli strabuzzamenti di occhi spesso vanno a vuoto, l’alternanza dei toni, delle azioni, delle atmosfere – tutte in sé insufficienti – evitano che il film crolli su se stesso e invece consentono ai diversi momenti, perfino ai singoli elementi, di appoggiarsi l’uno sull’altro, sostenendosi a vicenda. Bloodline è più un prodotto interessante che una visione “divertente”, ma lo schietto entusiasmo che si legge chiaro sullo schermo insieme al gioco vitale della sperimentazione spericolata meritano encomio, attenzione e rispetto.

    SILVIO GRASSELLI

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