Belli e indipendenti

13/01/12 - Grazie al volume di Irene Bignardi, John le Carré, lo scrittore tenace, si viaggia attraverso i film che hanno dato vita ai libri del romanziere.

Belli e indipendenti – Indagine sull’odierno cinema indipendente a cura di Giovanna Barreca

È nelle sale da oggi La talpa di Thomas Alfredson, presentato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia dove ha ricevuto grandi apprezzamenti per poi aggiudicarsi negli ultimi mesi diversi riconoscimenti internazionali, basti ricordare il British Indipendent Film Awards 2011 col premio alla miglior realizzazione tecnica o il Gotham Indipendent film awards a fine novembre che ha assegnato al protagonista Gary Oldman la statuetta come miglior attore. Premio considerato dai più meritato perché l’attore è riuscito a rendere credibili gli atteggiamenti di un uomo che visse la Guerra Fredda cogliendone gli elementi di attualità e superando egregiamente il paragone inevitabile con sir Alec Guinness che interpretò lo stesso agente segreto nella serie prodotta dalla BBC nel 1979. George Smiley, antieroe un po’ triste, apparentemente poco avventuroso, tenacemente leale al suo paese, nacque dalla penna di David Cornwell, nom de plume di John le Carré, che sull’anti James Bond scrisse diversi romanzi, dagli anni ’60 fino alla caduta del Muro di Berlino nel 1989 e quindi alla fine della Guerra Fredda.

Il Museo del Cinema di Torino, in collaborazione con la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, lo scorso ottobre, ha omaggiato le Carré in occasione del suo ottantesimo compleanno non solo con una retrospettiva completa dei film tratti dai suoi libri (tra gli altri Chiamata per il morto, 1966, di Sidney Lumet, La tamburina, 1984, di George Roy Hill, Il sarto di Panama, 2001, di John Boorman), ma anche con la pubblicazione di una raccolta di articoli, recensioni e interviste – riguardanti in diversi modi lo scrittore inglese – uscite su Repubblica dal 1986 al 2011 a firma di Irene Bignardi, dal titolo John le Carré, lo scrittore tenace. A parte le inevitabili ripetizioni perché in ogni testo andava presentato sommariamente lo scrittore, la lettura degli articoli coinvolge perché, a tappe, permette di rivivere l’evoluzione dell’autore e dell’ uomo che ha dichiarato di aver sempre scritto sul mondo come lo vedeva. “Libro dopo libro, intervento dopo intervento – precisa la Bignardi – quest’uomo ben educato, discreto, elegante, così profondamente borghese, ha preso un atteggiamento sempre più libero e più critico nei confronti dei poteri dominanti, della loro capacità di manipolazione, di menzogna, di falsificazione”. A gennaio 2003 l’articolo di denuncia più forte di un uomo colto da “Alterszorn”, la rabbia dei vecchi: “Gli Stati Uniti sono impazziti. Viviamo in un momento terrificante. Abbiamo un presidente degli Stati Uniti che ha rubato le elezioni, con l’assistenza del potere giudiziario, rappresentato dalla Corte Suprema. Non c’è più nessuna chiara distinzione tra il potere delle corporations e il potere del governo. Avevamo combattuto gli eccessi del comunismo e abbiamo mancato del tutto di combattere gli eccessi del capitalismo”. Riportiamo le esatte dichiarazioni anche per valutare oggi il loro valore profetico e per poter rivedere, in altra luce, un altro ottimo film indipendente: The Constant Gardener (2005) dove alla storia d’amore si accompagna un attacco frontale al colonialismo moderno, quello delle multinazionali. La trasposizione, come riportato nel libro della Bignardi, piacque molto allo scrittore: “Voleva un film e non un film dal libro. Fernando Meirelles ha portato in una storia di terzo mondo la sua visione di regista che viene da un paese, il Brasile, che conosce la povertà. Tutti hanno preso pochi soldi per fare un film che ha conservato il senso di espiazione personale che improntava il libro”. E ci piace sottolineare, all’interno di una rubrica sul cinema indipendente, che per una volta un film ha lasciato anche un lavoro durevole: sono stato costruiti ponti, scuole e un’associazione benefica nei luoghi del set africano.