Jayne Mansfield’s Car

14/02/12 - L'opera quarta da regista di Bob Thornton - in concorso al Festival di Berlino - è una commedia ambientata nell'Alabama del '69. Ottimo il cast.

Dal nostro inviato Raffaele Meale

Nel 1969, nel cuore dell’Alabama e del sud degli Stati Uniti d’America, una notizia sconcertante sconvolge la quotidianità dei quattro fratelli Caldwell (Jim jr., Skip, Carroll e Donna) e del loro anziano padre interpretato da Robert Duvall: sua moglie, nonché madre dei figli, è morta in Inghilterra, dove si era sposata decenni prima dopo aver trovato il suo nuovo amore. Il funerale della donna, che ha chiesto di essere sepolta in Alabama, sarà dunque l’occasione per le rispettive famiglie di incontrarsi e conoscersi…Inizia da questi pochi concetti Jayne Mansfield’s Car, opera quarta in qualità di regista dell’attore e cantante Billy Bob Thornton, selezionata dalla 62esima edizione della Berlinale nel concorso ufficiale. Lo schema è quello seguito in molti altri film degli ultimi anni: elogio della lentezza e dell’atmosfera propri dei luoghi in cui nacque il cosiddetto Southern Rock, ritratto familiare sapido e amorevole allo stesso tempo, ricerca di una continua coralità in grado di permettere ai singoli attori di rendere al meglio i propri personaggi senza perdere la magia d’insieme.

Soprattutto sotto questa ottica un film come Jayne Mansfield’s Car appare veramente inattaccabile: il gruppo di attori – che comprende lo stesso Bob Thornton, John Hurt, Ray Stevenson, Kevin Bacon, Robert Duvall e Robert Patrick – incanta a tal punto da non rendere peregrina l’ipotesi di un premio collettivo assegnato all’intero cast maschile – quello femminile, dopotutto, è ridotto quasi alle sole interpretazioni di Katherine LaNasa e Frances O’Connor – e l’alchimia che si sprigiona tra loro è sincera e credibile. Laddove il film inizia ad arrancare invece è sotto il profilo della scrittura: la sceneggiatura avrebbe meritato un lavoro di cesello maggiore, e le svisate che virano verso il melodramma non fanno altro che peggiorare la situazione. Lo sguardo sull’America a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, al di là delle memorabilie d’epoca, è approfondito solo in modo episodico e poco strutturato, ma è doveroso segnalare quantomeno il monologo con cui Thornton intrattiene Frances O’Connor, aprendo squarci dolorosi e inaspettati nell’epidermide della pellicola. Come semplice racconto sulla vita di famiglia, nonostante i cliché e le ingenuità disseminate qua e là sul percorso, funziona a dovere, appassionando e divertendo, commuovendo e spiazzando lo spettatore. Film che si vorrebbe indipendente (si tratta di una coproduzione tra USA e Russia), Jayne Mansfield’s Car è in realtà il prodotto perfetto del sistema industriale statunitense, magari superficiale ma a tratti irresistibile – vedere per credere la sequenza con Robert Duvall che beve inavvertitamente il thé in cui suo figlio Carroll aveva sciolto l’LSD. Una commedia divertente, accorata e a tratti paradossale, merce sempre più rara di questi tempi…

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