Meteora

17/02/12 - Nel film di Stathoulopoulos, in competizione a Berlino, la passione travolge un frate e una suora in uno dei siti più celebri dell'Unesco.

Dalla nostra inviata Daria Pomponio

La vita monacale fa sempre presa sul pubblico e sulle giurie dei festival internazionali e in alcuni casi riesce persino a richiamare spettatori nelle sale (come accaduto per Il grande silenzio di Philip Gröning e Uomini di Dio di Xavier Beauvois). È il turno ora del regista greco naturalizzato colombiano Spiros Stathoulopoulos raccontarci gioie e dolori, slanci di fede e passioni terrene di un monaco e una suora. Per la scelta della location il giovane autore va sul sicuro e gira il suo film in uno dei principali patrimoni dell’Unesco: nel sito religioso di Meteora, nel cuore della Grecia dove, sospesi tra terra e cielo, su due pilastri di roccia, si fronteggiano il monastero delle suore e quello dei monaci. Presentato in concorso alla Berlinale 2012, Meteora narra proprio del sorgere dell’amore tra una suora (Tamila Koulieva) e un frate (Theo Alexander), combattuti tra il rispetto della castità e i tremori della carne.

Girato in digitale a bassissima definizione, il film vanta dei graziosi intermezzi di animazione dove i personaggi assumono l’aspetto di icone bizantine. Anche qui, però, il low budget, necessario o voluto che sia, conduce a delle derive grottesche, con tanto di figura cristologica del protagonista intrappolata in un labirinto simil pac-man. La simbologia stessa della storia risulta a tratti puerile e pleonastica, tutta incentrata com’è sul conflitto tra alto e basso, tra terra e cielo. Oltre alla location, a ribadire questo concetto ci pensa l’onomastica prescelta per i personaggi: Teodoro (dal greco Theos-doron, ovvero dono di Dio) lui, Urania (ovvero celeste, del cielo) lei. La love story, nucleo pulsante del film, ha il sentore di un erotismo pruriginoso più che liberatorio e la narrazione non prevede ulteriori sviluppi. Meteora acquista maggior respiro solo nelle sequenze dedicate alla vita campestre, dove frate Teodoro si reca in visita prima a un contadino devoto al suo orto, poi a un pastore. Questi due incontri sanciscono la superiorità filosofica della conoscenza empirica sullo studio teologico dei due religiosi, messo in discussione dalle pulsioni della carne. Nonostante la bassa definizione delle immagini, Meteora è nel complesso un film suggestivo, complice anche la location prescelta, peccato che la storia si fermi allo sviluppo embrionale di un “uccelli di rovo” in un patrimonio dell’umanità.