Sguardi sonori

29/02/12 - War Horse: il veterano John Williams racconta l'Irlanda e l'Europa della prima guerra mondiale nel film di Steven Spielberg.

Sguardi sonori – Viaggio tra le sette note composte per la settima arte – a cura di Emanuele Rauco

sguardi-sonori-interno.jpgArchiviati i prevedibili e meritati Oscar a Ludovic Bource per lo score di The Artist e a Bret McKenzie per la canzone Man or Muppet?, parliamo di uno degli sconfitti della 84esima edizione degli Academy Awards, ossia John Williams e della sua musica per War Horse, il nuovo, classicista e commovente film di Steven Spielberg, il regista con cui ha lavorato più assiduamente.
La colonna sonora del film (che ha fruttato all’ottantenne Williams la 47esima nomination all’Oscar) è quasi opposta a quella del precedente film di Spielberg, Le avventure di Tintin anch’esso nominato: se quello era un prodigio di dinamismo e avventura, segnato anche dalla produzione di Peter Jackson, War Horse è un grande omaggio al cinema di John Ford, al suo paradossale umanesimo attraverso i cavalli, all’Irlanda. Così le orchestrazioni diventano ampie, melodiche, tenuemente colorate, dai frequenti inserti folk prima dell’irruzione delle emozioni della guerra, del pathos e del respiro epico che sono la preponderante caratteristica della musica di Williams.

L’apertura Dartmoor, 1912 compendia – come ouverture comanda – le due anime, il flauto tipicamente irish con la sinfonia degli archi, anticipando una serie di brani più lievi e ritmati, prima della guerra (The Auction, Seeding, Horse vs. Car); l’arrivo della guerra scurisce i toni, apre all’emozione (Ruined Crop, Going to War) e porta al culmine della riflessione pacifista di Spielberg (The Desertion, No Man’s Land), fino all’esplosione di un’emozione – visiva e non solo – che Williams descrive con la grandiosità del suo tocco in Remembering Emilie e nel Finale. Non sarà forse la più ispirata delle colonne sonore nella quasi sessantennale carriera di Williams, ma quella di War Horse è un’opera ricca di sfumature e colori, capace come solo la classica musica per film di restituire l’ampiezza e l’emozione, nonché il complesso rigore, dell’opera di un maestro quale senza dubbio è Steven Spielberg.