Piccole bugie tra amici

22/03/12 - Scritto e diretto da Guillaume Canet, Il grande freddo made in France esce in seguito al ritrovato successo del cinema dei cugini d’oltralpe.

Sembra non arrestarsi il successo degli ultimi mesi del cinema francese. Dopo i cinque Oscar all’amatissimo The Artist e la scalata al box office di Quasi amici, la Lucky Red rispolvera dal magazzino Les petits mouchoirs – ri-titolandola Piccole bugie tra amici – pellicola che sembrava destinata solamente ai pochi che l’avevano apprezzata all’edizione del 2010 del Festival Internazionale del Film di Roma, quando venne presentata Fuori Concorso. L’opera di Guillaume Canet ha avuto però dalla sua la fortuna di avere nel cast i protagonisti di questi due successi degli ultimi i tempi: il fresco vincitore dell’Oscar Jean Dujardin nelle vesti dell’attore del cinema muto in declino del film di Hazanavicious e François Cluzet, il paraplegico miliardario della pellicola di Nakache e Toledano. Ma al di là dei suoi meriti “tempistici”, Piccole bugie tra amici non è avulso da altri puramente artistici.

Al terzo lungometraggio, Canet confeziona una commedia dolceamara che richiama fin troppo palesemente il cult degli anni Ottanta di Lawrence Kasdan, Il grande freddo, con la differenza che in questo caso l’amico è ancora in un letto d’ospedale in fin di vita, mentre un gruppo di borghesi parigini si incontra come ogni estate nella villa del più benestante (e nevrotico) di loro. Ma la spensieratezza e l’innocenza degli anni giovanili ha lasciato il posto a qualcosa di molto più amaro e doloroso. Fra crisi di mezz’età precoci, tradimenti e inganni, sentimenti inaspettati, i nostri protagonisti sono destinati a crescere, volenti o nolenti e a chiudersi nell’abbraccio di un’amicizia che non nega a volte di essere un po’ egoista. All’apparenza nulla di originale, per uno script (sempre di Canet) che si configura come una commedia drammatica generazionale piena di omaggi al genere e affidata ai dialoghi e a una regia frizzante – composta di riprese e sequenze lunghe e ambiziose e arricchita da un raccordo musicale antologico avvolgente. Ma la chiave senza dubbio migliore è la capacità del suo autore di tratteggiare personaggi tanto reali da sembrare sgradevoli e allo stesso tempo permettere allo spettatore di trovarsi in sintonia con quelle piccole meschinità che li accomunano. E per citare un’esilarante scena del film, Canet pur navigando a pelo d’acqua non rischia mai di incagliarsi nel pantano del ricattatorio, anche se v’era più di una situazione a rischio. Un racconto corale pieno di malinconia e umorismo miscelati con grande alchimia, soprattutto per merito dell’ottimo cast dove Cluzet e Gilles Lellouche spiccano nel ritrarre le contraddizioni umane. Piccole bugie tra amici si apprezza maggiormente con il passare delle visioni e non soffre minimamente sul piano narrativo della sua non poco impegnativa lunghezza di 154 minuti. E alla fine dispiace pure che sia finito. Pubblicizzare Dujardin nella locandina italiana del film è però come citare Kevin Costner nei titoli di testa del film di Kasdan; l’attore francese compare poco più dei piedi dell’attore americano.

ERMINIO FISCHETTI

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