Ghost Rider 3D

22/03/12 - Il motociclista dal teschio infuocato trova la redenzione, ma non Nicolas Cage, ancora incastrato in un B-movie irrimediabilmente kitsch.

Ascolta l’intervista di RADIOCINEMA a:

  • l’attrice Violante Placido
  • Ormai il nome di Nicolas Cage è diventato praticamente garanzia di prodotti cinematografici di scarsissima qualità. Certo, c’è la fortunata eccezione di Kick-Ass, ma chi sperava in un’inversione di tendenza e in una riemersione dell’attore dal limbo del trash grazie alla sua passione per i comics e le storie a essi ispirate, non troverà grandi riscontri in Ghost Rider 3D – Spirito di Vendetta. Per chi non conosce il fumetto originale di casa Marvel, anche questo film di Mark Neveldinee Brian Taylor appare nel migliore dei casi come un’accozzaglia di suggestioni mistiche deliranti. Nonostante si tratti di un sequel rispetto al Ghost Rider di qualche anno fa, la storia è indipendente dal primo capitolo della saga e corredata di imbarazzanti “spiegoni”, metà flashback e metà cartoon, che ci illuminano su come il protagonista indemoniato Johnny Blaze sia finito in un antro sperduto dell’Europa dell’Est, nel tentativo di isolarsi dal mondo e di tenere a freno il teschio infuocato che vive dentro di lui a causa di un patto firmato col Diavolo. Da notare come già in tale elegantissimo prologo, la massima virtù del personaggio di Blaze sia identificata nelle acrobazie motociclistiche e in particolare in un triplo salto mortale effettuato a fondoschiena scoperto. E con una tale accattivante premessa, non è difficile aspettarsi gli sviluppi di una trama particolarmente povera di spunti.

    Il film continua, infatti, con il protagonista che promette a un prete guerriero di salvare un bambino in cambio di un liberatorio esorcismo. Seguono esplosioni e rincorse a ripetizione, intervallate da qualche breve scambio di battute che dovrebbe farci percepire la nascita di un rapporto paterno col bambino, pure afflitto da poteri soprannaturali, nonché dagli occhioni contornati di kajal di Violante Placido (potevamo farci mancare un po’ di Italia in questo capolavoro?). Ogni suggestione mistica è sacrificata alle sequenze action piene di effeti speciali, fuoco e detonazioni, mentre lo stesso personaggio del Rider sembra poco sfruttato rispetto alle sue potenzialità. Ed è un peccato visto che nelle poche scene dedicate alla trasformazione di Blaze in demone, Nicolas Cage riesce quasi a farci ricordare dell’attore che era. Nulla di particolare da dire, invece, rispetto alla performance di Violante Placido, che non ha un ruolo di grande complessità e che nella versione italiana si ri-doppia con un accento rumeno, diciamo “superfluo”.

    LAURA CROCE

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