Nemico pubblico N°1

17/04/09 - Uno dei motivi per cui da sempre invidiamo il cinema e l`industria cinematografica francesi...

Nemico pubblico N°1 (Parte 2) – L`ora della fuga

Le oscurità  del polar

nemico-pubblico-lora-della-fuga17/04/09 – Uno dei motivi per cui da sempre invidiamo il cinema e l`industria cinematografica francesi è per la capacità  di saper fare grande cinema di genere, affiancandolo naturalmente al cinema d`autore o – più semplicemente – al cinema medio e popolare. Non sempre ne escono perle – come “Le deuxième souffle” che aprì Roma 2 anni fa – ma più spesso sì, come dimostrano i recenti “36, Quai des Orfèvres” o “Tutti i battiti del mio cuore”. Jean Franà§ois Richet è proprio uno dei giovani registi d`Oltralpe cresciuto col genere, col polar soprattutto, e nella seconda parte di questo fascinoso dittico criminale dimostra, più che nella prima, l`amore e l`affezione per quel cinema e per i suoi risvolti. Jacques Mesrine entra ed esce più volte dal carcere, di solito grazie a rocambolesche evasioni: in una di queste conosce Besse, suo complice, e Sylvia, sua amante. Ma il conflitto con lo stato lo porterà  sempre più alla deriva verso farfugliamenti politici, costringendo le autorità  a una risposta esemplare. Scritto come la prima parte da Abdel Raouf Dafri partendo dal romanzo vagamente autobiografico dello stesso Mesrine, il film diventa più duro, cupo e violento, trasformandosi in un vero noir d`azione che però segue, come un affresco, la dissoluzione del personaggio e dei tempi in cui vive.

Se la prima parte era una sorta di biografia avvincente, ma in fondo “composta”, del personaggio, che ne raccontava la personalità  e il mondo senza andare troppo a fondo, con una distanza in un certo senso televisiva, questa seconda parte scava più a fondo nell`anarchica ambiguità  di Mesrine, nel suo rapporto coi media, usando il fuoco – delle armi, degli obiettivi, delle domande dei giornalisti – come metafora per descriverne la deriva politica. E molto intelligentemente, Richet usa questi elementi per rapportarli al contesto politico storico e sociale della Francia di quegli anni, dalla guerra in Algeria fino alla Brigate Rosse passando per la RAF, mettendo in scena in modo più convinto e meno agiografico le ragioni di una follia ideologica (c`è una sorta di parentela morale col contemporaneo “Louise-Michel”): chiave della svolta del film, la presenza di un conflitto via via più spiccato col commissario Broussard, che rende la pellicola decisamente più “cinematografica” (come mostra lo splendido campo lungo sui poliziotti e i militari in marcia sui campi).

Richet passa dalla solida robustezza della prima parte al linguaggio nervoso e trascinante della seconda, sfruttando in pieno il montaggio di Bill Pankow (splendido nel gran finale) e facendosi aiutare da uno script in cui la carica grottesca e la dissoluzione dello spessore del protagonista è funzionale al disfacimento del (suo) mondo. Disfacimento impresso nel viso e nel corpo di Vincent Cassel, sempre più bolso, ingrassato, sfatto, eppure sempre più violentemente diabolico, mattatore di una pellicola in cui persino Mathieu Amalric deve fare da comprimario. E così, sopraffatti dalla tensione, non possiamo che continuare ad ammirare Richet, Marchal, Audiard, cantori di un cinema che in Italia si è perso nel tempo.

(EMANUELE RAUCO)

Titolo originale: L’Ennemi public n°1
Produzione: Francia, Canada 2009
Regia: Jean-Franà§ois Richet
Cast: Vincent Cassel, Ludivine Sagnier, Gèrard Lanvin, Samuel Le Bihan, Mathieu Amalric
Durata: 130′
Genere: azione
Distribuzione: Eagle Pictures
Data di uscita: 17 aprile 2009

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