Belli e indipendenti

Attraverso l'analisi dell'esperienza produttiva e distributiva di Sette opere di misericordia, che concorre al Premio Verdone a Lecce, indagine su come un certo tipo di cinema sia in grado di sopravvivere in sala per mesi.
Intervista a Massimiliano De Serio, regista di Sette opere di misericordia

Indagine sull’odierno cinema indipendente a cura GIOVANNA BARRECA

Festival del cinema internazionale di Locarno 2011 per Sette opere di misericordia di Massimiliano e Gianluca De Serio, Giornate degli autori, Mostra del cinema di Venezia 2012 per Io sono Lì di Andrea Segre. Da tali importanti kermesse internazionali entrambi i film italiani hanno iniziato un lungo percorso che li ha portati in sala e soprattutto – casi rari tra gli autori under 40 alla loro opera prima (di finzione) – a continuare a circuitare ogni settimana, ad ormai diversi mesi dall’uscita ufficiale, in una o più sale. Per esempio il film dei gemelli torinesi – un lungo dialogo d’amore che si sviluppa attraverso il silenzio e l’attenzione/ascolto dell’altro – stasera sarà al San Fedele di Milano e la storia di Lì immersa in una Chioggia malinconica è a Montini nelle Marche e al cinema Verdi di Biella. Entrambi poi sono al cinema Massimo all’interno della programmazione del Festival del cinema europeo di Lecce perché finalisti, insieme a Corpo Celeste di Alice Rohrwacher del Premio Mario Verdone che Carlo, Luca e Silvia – figli dell’intellettuale e critico cinematografico – assegneranno ad un giovane autore italiano che si sia particolarmente contraddistinto per il suo talento nell’ultima stagione con un’opera prima o seconda. Abbiamo approfittato dell’occasione per capire, in base all’esperienza della co-produzione maturata faticosamente intorno al progetto dei fratelli De Serio, a che punto sia il finanziamento italiano e internazionale e anche l’altra fase fondamentale, cioè la distribuzione delle pellicole non propriamente commerciali nel nostro Paese. La loro come quella di Andrea Segre è stata una circuitazione frutto non di uno cospicuo contributo economico ma soprattutto protrattasi nel tempo grazie al passaparola e quindi alla richiesta da parte di un crescente numero di spettatori interessati. Poi per entrambi i casi non si parla di cifre interessanti se si pensa che non si raggiunge neppure il mezzo milione di  euro ma di resistenza e tenacia del gruppo di lavoro che li sostiene e della loro personale volontà di continuare il tour che non è più di promozione della pellicola ma di amorevole supporto continuo all’opera, perché la loro presenza agli incontri post-proiezione sia per gli spettatori anche un modo diverso di vivere l’esperienza cinematografica e l’incontro con determinate storie.

Massimilano de Serio poi ci ha regalato suggestioni interessanti e utili per capire come l’immaginario cinematografico stia cambiando e su come, attraverso un diverso sguardo sul cinema degli fruitori, potrebbero cambiare davvero le cose. Inoltre abbiamo dedicato alcuni minuti anche alla diversa maniera di fruizione dell’audiovisivo messa in atto al Piccolo cinema di Torino, fondato dai De Serio e ubicato a La Falchera – quartiere d’origine dei due autori – perché l’educazione al cinema “potrebbe passare attraverso un discorso aperto collettivo, scambi di competenze e discussione dove si possa imparare attraverso lo scambio” spiega Massimiliano ai nostri microfoni.