Nora Ephron o della classicità americana

Scompare a soli 71 anni la famosa regista e sceneggiatrice. Autrice di film di successo, ma fin troppo aderenti ai canoni della commedia americana. Scrisse l'indimenticabile Harry ti presento Sally.

Classicità americana innanzitutto. Questa è stata Nora Ephron dagli anni ’80 in poi, legata e affezionata a un’idea di cinema piacevole, rassicurante e prevedibile. Cinema spesso fatto da una donna per donne, ma ponendosi come target una femminilità anni ’50, che riassorbe le tante conquiste sociali degli ultimi quattro decenni in una cornice ultraborghese, puritana e conciliante. Se la Ephron, convertendosi da sceneggiatrice in regista, poteva costituire, come altre sue colleghe, una sorta di revanche professionale in uno dei mestieri più maschilisti del mondo, è pur vero che nessuna donna di saldi principi “postfemministi” potrà mai identificarsi nei suoi film quieti e zuccherosi, in piena linea con la produzione di commedia mainstream a stelle e strisce. Forse è preferibile la sua attività di sceneggiatrice a quella di filmmaker, quantomeno nei suoi esordi.
Prima di rifugiarsi nelle cucine creative di Julie&Julia (2009), la Ephron aveva infatti ottenuto una meritata nomination all’Oscar per lo script di Silkwood (1983) di Mike Nichols, robusto dramma sociale e giudiziario ispirato a una storia vera, in cui si sposava il punto di vista di una donna coraggiosa ma anche “sgradevole”, mossa da una giusta causa antinucleare e al contempo refrattaria a modelli femminili precostituiti, a cui dava corpo e voce un’ottima Meryl Streep.

E sempre opera della Ephron è la meravigliosa sceneggiatura di Harry ti presento Sally (1989) di Rob Reiner (altra nomination all’Oscar), in cui, per vie un po’ mascherate, si tentava una prima sintesi tra i canoni classici della commedia romantica americana e una timida spregiudicatezza di linguaggio, dettata dai nuovi modelli uomo-donna emersi nel volgere degli anni ’80. Fu proprio il grande successo di Harry ti presento Sally, in qualche modo, a determinare la deriva manieristica dell’autrice negli anni successivi. In pratica, le coordinate su cui si fondava la splendida commedia di Rob Reiner andarono incontro a una progressiva e inarrestabile stilizzazione, disperdendo a poco a poco la pur tenue carica comico-trasgressiva in favore di una riproposizione astratta di modelli collaudati. Riproposizione, a dire il vero, che all’epoca fu accolta anche come meritevole recupero filologico della commedia anni ’30-’40, ma che dette vita in realtà a un cinema asfittico e ripetitivo, spesso appoggiato sulle saccariniche spalle di Meg Ryan. Passata a dirigere le proprie sceneggiature, Nora Ephron non si concesse più alcun rischio, e dall’inerte Insonnia d’amore (1993) si passò anche all’imprevedibile trascuratezza degli script, come in C’è posta per te (1998) e Vita da strega (2005). Il successo di pubblico fu quasi sempre confermato, ma secondo una formula che per lo più si affidava all’appeal delle star. Tom Hanks, Meg Ryan, Nicole Kidman, Will Ferrell: tutti di volta in volta chiamati a rivitalizzare modelli superati dalla storia. O quantomeno resi anonimi dall’assenza di una vera idea di regia. Ciò detto, Harry ti presento Sally resta una commedia da vedere e rivedere nei secoli, senza stancarsene mai.

MASSIMILIANO SCHIAVONI