Belli e indipendenti

L'indagine sul cinema indipendente prosegue incontrando Thomas Bertacche di una delle realtà distributive italiane più interessanti: la Tucker Film che ha portato in Italia pellicole come A Simple Life e Departures.
Intervista a Thomas Bertacche

Dopo mesi di indagine sul cinema indipendente siamo arrivati ad una conclusione probabilmente banale e scontata sotto alcuni punti di vista ma incontestabile: uno dei problemi più seri del cinema italiano è il suo sistema distributivo che non tutela le opere né di giovani autori all’esordio né di autori di fama mondiale che non realizzano blockbuster che un esercizio cinematografico inserisce tranquillamente in cartellone perché sicuro a priori del successo commerciale. Affidarsi a sale d’essai coraggiose e con un pubblico attento ormai significa affidarsi a pochi cinema che stanno sopravvivendo con difficoltà solo perché hanno creato una loro identità.

Abbiamo parlato di tutto questo con Thomas Bertacche del CEO che in maniera molto chiara e onesta ci ha spiegato il suo punto di vista sulla questione. Una posizione privilegiato la sua, sotto alcuni punti di vista perché Bertacche grazie alla Tucker Film sta portando avanti un percorso inconsueto nel panorama italiano. La casa di distribuzione è nata nel 2008 portando Cinemazero – una sala storica di Pordenone che da anni si dedica alla didattica con corsi e concorsi di sceneggiatura critica, allo studio del cinema con l’apertura di una tra le mediateche più belle e fornite d’Italia – e il Centro Espressioni Cinematografiche di Udine, a creare una sinergia tale da poter distribuire alcuni film importanti che dovevano circuitare nel Paese. Che il gruppo Tucker ha prima di tutto amato, che voleva veder proiettati nella loro sala e che con questo spirito appassionato ha cercato di far circuitare nell’intera penisola. Quindi non una distribuzione commerciale tradizionale che frequenta i festival per scovare titoli appetibili per il mercato, creare un listino. La Tucker diventa distributrice di opere che vuole vedere in sala, che ritiene sia essenziale che il pubblico veda. Opere dal respiro internazionale che per quelle logiche assurde di mercato, nessun distributore si era preso cura di acquistare, doppiare e portare in Italia perché certo di trovare grosse difficoltà a collocarle nelle sale del territorio italiano. E stiamo parlando di titoli di film passati nelle maggiori kermesse festivaliere mondiali: Departures di Yojiro Takita, A simple life di Ann Hui, Detective Dee di Tsui Hark, Poetry di Lee Chang-dong solo per citare alcuni titoli del passato recente; La congiura della pietra neradi John Woo del futuro prossimo perché in sala dal 3 agosto.

Film legati un cinema di genere popolare che viene dall’Estremo Oriente perché l’identità della Tucker è legata al Far East film e al territorio, non a caso il primo film distribuito fu Rumore bianco di Alberto Fasulo (intervista al Lago Film Festival 2008) e proprio in questi giorni un altro titolo riporta la distribuzione ad aprire una finestra sul territorio: L’estate di Giacomo di Alessandro Comodin. Indipendenti, puri e combattivi come già il nome dato al progetto può permette di intuire visto il richiamo diretto al film omonimo di Francis Ford Coppola del 1988, prodotto dalla casa di produzione indipendente Zoetrope del regista e dove Tucker era l’eroe che combatteva contro i colossi dell’automobilismo, perdendo.

GIOVANNA BARRECA