Brad Pitt

Lasciata alle spalle l'etichetta di sex-symbol, l'attore è ormai uno degli esponenti più versatili del cinema hollywoodiano. Attualmente in sala con Cogan - Killing Them Softly di Andrew Dominik.

Walk of Fame – Brad Pitt – Alla scoperta del personaggio cinematografico della settimana

Da bellimbusto di provincia a star indiscussa del firmamento hollywoodiano: quella di Brad Pitt è sicuramente una carriera in continua ascesa che l’ha portato a diventare una delle personalità più influenti e versatili del cinema internazionale. Nato nel 1963 in Oklahoma ma cresciuto nel Missouri, dove frequenta la facoltà di giornalismo all’università, Pitt si trasferisce poco più che ventenne a Los Angeles per tentare la strada dello spettacolo. Aiutato da un aspetto aitante tipicamente americano e da una buona dose di intraprendenza, muove i primi passi sul piccolo schermo prendendo parte alle note soap opera Destini (1987) e Dallas (1987-88) e a svariate produzioni televisive, dalle serie (21 Jump Street e Genitori in blue jeans) ai tv-movie come Verità nascoste e Vite dannate, in cui al fianco di Juliette Lewis riveste quel ruolo di bello e dannato per il quale sembra avere una particolare propensione. Lo intuisce subito anche Ridley Scott che gli affida la parte del fascinoso autostoppista farabutto dal gluteo scultoreo in Thelma & Louise, lanciandolo nel cinema d’autore e, soprattutto, come sex symbol. Fortunatamente, però, Pitt rivela fin dall’inizio un carattere deciso a non farsi incasellare nel cliché mettendosi in gioco con autoironia e talento in operazioni eccentriche come l’esordio alla regia di Tom DiCillo Johnny Suede (1991), dove – per la prima volta protagonista – interpreta un rockabilly ingenuo e vanesio, e nel sottovalutato Fuga dal mondo dei sogni (1992) di Ralph Bakshi, nel quale si immerge nel mondo del cartoon.

Sempre nel 1992 è diretto da Robert Redford in In mezzo scorre il fiume, quindi ritrova Juliette Lewis e il proprio lato rude nel controverso Kalifornia di Dominic Sena, e si butta nel sentimentale con A letto con l’amico; ma è a metà anni ’90 che raggiunge il picco di popolarità con il melodrammone in costume Vento di passioni, e due cult di alto livello del calibro di Intervista col vampiro e Seven di David Fincher nei quali ha l’occasione per misurarsi con personaggi complessi e carismatici. Con L’esercito delle 12 scimmie (1995) di Terry Gilliam (col quale ottiene un Golden Globe e la sua prima nomination agli Oscar), Pitt riapre nel decennio una parentesi anticonvenzionale che si chiuderà nel 1999 con quella che forse è la sua interpretazione più iconica – Tyler Durden in Fight Club di Fincher– con in mezzo svariate produzioni più mainstream, da Sleepers a Vi presento Joe Black. Il nuovo secolo si riapre all’insegna dei toni grotteschi ed esagitati di Guy Ritchie con Snatch – lo strappo, per consacrarsi del tutto ai grandi nomi della regia, tra pellicole di successo e operazioni più ricercate che ne attestano il consolidato status di interprete maturo e consapevole. Si va dal kolossal epico Troy di Wolfgang Petersen a Babel di Iñárritu, passando per la saga criminale di Ocean diretta da Soderbergh, Il curioso caso di Benjamin Button diretto ancora una volta da Fincher, e L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford di Andrew Dominik, che gli vale la Coppa Volpi alla Mostra del Cinema di Venezia del 2007. Successivamente viene diretto da Quentin Tarantino in Bastardi senza gloria e da Terrence Malick in The Tree of Life, e presta la voce ai due film di animazione Megamind e Happy Feet Two. Nel 2011 ottiene la sua terza candidatura dall’Academy grazie al ruolo del manager sportivo in Moneyball – L’arte di vincere e riallaccia il sodalizio con Dominik, aggiungendo un ulteriore tassello alla sua galleria di personaggi di forte impatto con il killer lucido e spietato di Cogan – Killing Them Softly, attualmente nelle sale.