Usa e Italia: industrie a confronto

In un incontro sull'industria audiovisiva, Riccardo Tozzi e Christopher Dodd hanno riflettuto sulla condizione dei sistemi italiano e americano e indicato le strade da seguire per il futuro.
Intervista a Riccardo Tozzi, presidente ANICA

Una risorsa per la cultura e una ricchezza per il paese: è questa l’industria audiovisiva in Italia e nel mondo e da qui è partito l’incontro che la Fondazione Cinema per Roma e MPAA hanno organizzato nel corso del Festival del Film per confrontare lo stato delle cose in Italia, con il presidente dell’ANICA Riccardo Tozzi, e gli Stati Uniti, col presidente della Motion Pictures Association of America Christopher Dodd. Dopo i complimenti al presidente del festival Paolo Ferrari per il suo lavoro alla Warner e per il modo in cui il festival di Roma si sta facendo strada, Dodd ha riflettuto sui punti di forza del settore audio-visivo che meglio di altri ha retto la crisi globale, soprattutto per l’apertura ai lavoratori e all’accesso alla carriera, elemento essenziale per la ripresa. Ma ha anche illustrato i problemi da affrontare, su tutti ovviamente la pirateria e l’incapacità del sistema di usare al meglio le tecnologie, che sono un veicolo importante per il cambiamento. Per questo essenziali saranno unità delle industrie in giro per il mondo, anche per sfruttare il traino di Cina e India, l’aumento delle co-produzioni e la protezione del prodotto soprattutto per il medio budget (tra i 10 e i 56 milioni di dollari), l’investimento più rischioso.

Tozzi dal canto suo, torna sul cavallo di battaglia della lotta alla pirateria, con la proposta di attuare la delibera AGCOM e il modello francese HADOPI, e l’avvio dell’ormai mitologica offerta legale on demand, per recuperare soprattutto la parte di distribuzione (quasi il 50%) che non esce in sala, o lo fa in modo non significativo – magari accorciando le finestre tra uscita in sala e arrivo in tv e online – e far capire ai gestori che il traffico illegale è un cattivo affare. Ma il presidente dell’Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche e Audiovisive fa anche il punto sui limiti imprenditoriali dell’Italia: “Mancano da anni vere iniziative riguardo l’esercizio e l’industria, servono azioni riguardo i meccanismi d’investimento e i rapporto con la tv, bisogna aumentare le risorse per non sprecare i talenti che nascono pur senza un numero adeguato di scuole di cinema. Dovremmo produrre almeno 200 film, avere 6000 schermi, ingrandire il sistema e aumentare i budget come in Francia, allora potremo arrivare all’obiettivo possibile dei 180 milioni di biglietti venduti”. Una sfida sempre più urgente per il cinema italiano.