Un bilancio sul cinema indipendente

Com'è cambiata la distribuzione del cinema indipendente nell'ultimo anno? Il futuro del settore sarà solo legato a iniziative alternative alla sala o finalmente ci sarà un cambiamento istituzionale a salvaguardia del cinema di qualità?

Fine d’anno, tempo di bilanci e per una rubrica come quella legata al cinema indipendente, quello appena trascorso è stato un anno ricco di cambiamenti più o meno positivi. Rimane alla base un problema di distribuzione relativo al cinema di qualità, che non ha eguali nei maggiori paesi europei. Se dalla Francia si arriva a notare che non pochi ottimi film presentati ai festival non sono usciti in sala, cosa dovremmo pensare noi dall’ “osservatorio”-Italia, la cui situazione a confronto è davvero tragica?
In quest’ultimo anno, lo Stato non è intervenuto come avevano chiesto in moltissimi, come aveva chiesto anche attraverso i nostri microfoni Andrea Segre che con Io sono Li continua a ricevere importanti riconoscimenti e che ha davvero avuto buoni risultati – attraverso una distribuzione interna che si è occupata scrupolosamente di rapporti diretti con gli esercenti, che si è rivolta direttamente a quelli più sensibili e interessati a determinate tematiche perché si impegnassero, credessero nel film e lo tenessero in programmazione più giorni. La stessa cosa sta cercando di farla Indigo per un titolo come La nave dolce di Daniele Vicari. Ma è sempre un qualcosa lasciato all’attenzione, al lavoro di piccoli distributori indipendenti. Si tratta poi sempre di un problema di sala che – visti i costi di gestione altissimi e la mancanza – impossibile nelle multisale – di una fidelizzazione del pubblico, non investono più su pellicole dall’incasso incerto. Eclatante a nostro avviso il caso di Ernest & Celestine di Benjamin Renner, Vincent Patar e Stéphane Aubier che in questa prima settimana è solo in 13 città, pur essendo una delle migliori proposte in questo periodo natalizio, adatta sia a un pubblico di bambini che si innamorerà dell’orso e della topolina che di un pubblico adulto che potrà cogliere i tanti elementi di riflessione che il film propone. Senza contare il disegno e la scrittura attenta dei dialoghi da parte dello scrittore Daniel Pennac. Rimanendo alla cronaca di questi giorni, il coraggio dimostrato da Videa, casa di distribuzione indipendente da oltre 20 anni, che a Natale porta in sala La bottega dei suicidi di Patrice Leconte che, solo dopo un ricorso in appello nei confronti della Commissione di Revisione Cinematografica, dal 28 dicembre potrà essere mostrato senza divieto di visione ai minori di 18 anni. Il quadro quindi del cinema indipendente nelle sale continua ad essere poco incoraggiante. Qualche mese fa Teodora ha distribuito Amour, il capolavoro di Michael Haneke che non è mai stato tra i primi dieci titoli della classifica box office degli incassi.

Molto invece si sta facendo sul fronte della distribuzione attraverso altri canali che non siano la sala. Il cinema di qualità è destinato solo a queste strade alternative? La mancanza di investimenti e di attenzione legislativa porterà il cinema d’essai e indipendente a uscir fuori definitivamente dal circuito delle sale? Questa sembra la tendenza se un distributore come Gianluca Arcopinto parla di “Un nostro dono per tutte le famiglie” annunciando che Dimmi che destino avrò di Peter Marcias e interpretato da Salvatore Cantalupo, presentato e accolto con entusiasmo al Torino Film festival, vedrà una distribuzione solo attraverso la rete e un’iniziativa editoriale. La Rete degli spettatori invece punta al recupero di film del cinema italiano per distribuirli in tutto il circuito di cineclub, delle piccole sale d’essai che oggi trovano faticoso investire economicamente per il noleggio di una pellicola, visti gli alti costi. Luoghi dove ci sia ancora la voglia e l’attenzione per proporre quelle “seconde visioni” che in certi capoluoghi sono addirittura prime visioni. Mymovies live in quest’ultimo anno con la sua sala virtuale ha raggiunto i 160000 nuovi contatti. Utenti molto soddisfatti soprattutto perché possono vivere eventi importanti come i Festival – basti pensare alle anteprime date in contemporanea dalla kermesse e dalla piattaforma per il Festival di Roma, il Festival dei Popoli -, gli eventi teatrali (per esempio domenica 23 dicembre la Turandot al Carlo Felice) e soprattutto migliaia di titoli che mai arriveranno nelle circuito. Come annunciato nelle scorse settimane, Distribuzione indipendente per il 2013 vuole proporre una nuova distribuzione home video, dopo aver lavorato soprattutto in quest’ultimo anno attraverso i cineclub. Ispirandosi all’idea della free press porterà in Italia G Movie: prima un titolo resterà una decina di giorni in sala (e anche qui sono presenti agevolazioni per gli esercenti che lo terranno più giorni) e poi sarà distribuito gratuitamente in migliaia di copie dvd.

Tante idee e modi di reagire alla crisi per dare visibilità a film di grande interesse. Tutte lodevoli ma ricordiamo che il cinema è soprattutto un’arte collettiva nella sua realizzazione e che il modo migliore per fruirla è la condivisione. Che avvenga in una sala o da un gruppo di amici davanti ad un computer forse poco importa e forse dobbiamo imparare ad avere un atteggiamento meno critico nei confronti dei nuovi canali ma rimane ferma la convinzione che sia un’arte che va condivisa per trasformarsi davvero in un’esperienza. Possono cambiare gli strumenti ma questo elemento è imprescindibile.