La perfezione artistica secondo Morricone

Ennio Morricone compone le musiche per La migliore offerta, il nuovo film di Giuseppe Tornatore: un viaggio suadente e inquieto nel fascino dell'arte.

Collaborazione lunga e fruttuosa quella tra due premi Oscar come Giuseppe Tornatore ed Ennio Morricone. La migliore offerta però potrebbe essere uno dei loro frutti migliori: l’ultimo film del regista siciliano, musicato dal maestro romano, coniuga la magnifica vena melodica con le atmosfere torbide e tese con cui Morricone si è fatto conoscere a inizio carriera e negli anni ’70.
Nel raccontare la storia tra un impeccabile battitore d’asta e una donna agorafobica dal ricco patrimonio familiare, Tornatore sonda le differenze intime tra la perfezione e l’uomo, tra la ricerca della bellezza e il possesso dell’amore: Morricone segue il tono e l’andamento conturbante della pellicola, e i suoi snodi vagamente neri, per comporre una partitura che accarezzi lo spettatore, che sappia cogliere i momenti più preziosi dell’elegia amorosa e inasprirli – grazie all’uso sapiente degli strumenti a corda – con la tensione, sfiorando la cacofonia con cui flirtò 40 anni fa.

Aperta dalla title-track, e leit-motiv del film, che ricorda fin troppo le atmosfere di Nuovo cinema Paradiso e altri gioielli della coppia, la partitura si apre quasi subito alle note più oscure, con Volti e fantasmi, Nevrosi fobica (dai tratti horror), e Un violino (capolavoro virtuosistico). Ma l’anima romantica, seppur malinconica, non fatica a prendere il sopravvento, nel film e nella musica: l’ondeggiare di Cercarla e non trovarla, i cori di A quattro voci (n. 1) che si “zittiscono” in Senza voce, e le riprese in chiave minore di La migliore offerta e Volti e fantasmi, il brano più nero, posto in chiusura, portano l’ascoltatore e lo spettatore a condividere il cuore e la mente spezzati del protagonista.
Forse senza il guizzo del capolavoro, La migliore offerta resta una boccata d’aria nella produzione di Morricone, che più di una volta negli ultimi anni, è sembrata ripetere se stessa, più o meno stancamente; ma è anche uno score di straordinario fascino, che sembra dialogare col film proprio in quanto opera d’arte di cui Tornatore vuole sondare gli echi nell’animo umano.