Oscar 2013, l’ecumenismo dell’Academy

Gli Oscar 2013 premiano Vita di Pi, Argo e Les Misérables: coi dovuti distinguo un trionfo condiviso.

Che avrebbe vinto Argo lo sapevano un po’ tutti, a dare conto alle premiazioni delle ultime settimane, dai premi del sindacato registi e attori a quello, pesantissimo statisticamente dei produttori. Ma che la vittoria degli Academy Awards  fosse un trono in condivisione era meno prevedibile. L’edizione numero 85 della Notte degli Oscar 2013 ha suddiviso tra i film principali i premi più importanti, sottolineando la mancanza di un asso pigliatutto, a dispetto di quanto le 12 nomination di Lincoln lasciassero presagire.
Argo, come detto, si porta a casa 3 statuette, oltre al miglior film anche la miglior sceneggiatura originale adattata e il miglior montaggio: premi estremamente meritati, che riconoscono al film l’impeccabile meccanismo con cui Affleck  ravviva il cinema civile degli anni ’70. Vita di Pi invece lo supera nel numero dei premi con 4 Oscar (regia, fotografia, colonna sonora ed effetti speciali) di un certo peso, che vanno a premiare il pregevole lavoro visivo e l’appeal esotico della musica di Mychael Danna, ma che forse riconoscono a Lee un valore superiore, forse, al suo effettivo. A 3 resta anche Les misérables che, oltre all’annunciatissimo (e meritato in virtù di quell’assolo strappacuore) premio a Anne Hathaway, vince anche per il missaggio del suono (strepitoso, con gli attori a cantare dal vivo) e il trucco, i giusti premi per il kolossal in senso classico dell’edizione.

Dietro, con 2 statuette a testa restano il grande sconfitto Lincoln, col sacrosanto premio al protagonista Daniel Day-Lewis e quello più “a sorpresa” per le scenografie, Django Unchained, premiato prevedibilmente per il grande Christoph Waltz (non protagonista) e la sceneggiatura originale, e Skyfall – primo film bondiano a essere premiato a Hollywood – con gli Oscar per la splendida canzone di Adele e il montaggio del suono, a pari merito (caso rarissimo per gli Academy, si ricorda solo il pareggio tra Katharine Hepburn e Barbra Streisand nel ’68) con Zero Dark Thirty. A quota 1 restano, oltre al film di Bigelow, Anna Karenina (costumi), Brave (film animato), Amour (film straniero) e Il lato positivo (Jennifer Lawrence come protagonista).
Giudizi ecumenici, che non scontentano quasi nessuno e che s’incasellano perfettamente in uno show che è tornato ai fasti del passato con grandi scenografie, molti momenti di spettacolo, dall’omaggio canterino a James Bond alle esibizioni di canzoni in gara per l’Oscar, da Streisand che omaggia Marvin Hamlisch al lungo prologo del presentatore Seth MacFarlane che oltre a cantare I Saw Your Boobs mettendo in imbarazzo molte stelle (Charlize Theron e Naomi Watts su tutte), ha deluso chi si aspettava una carica eversiva che facesse piazza pulita delle ipocrisie corrette della Notte degli Oscar 2013. Che invece si sono ritrovati uno spettacolo vecchio stile (di pregio, per carità) che sotto la coltre di rinnovamento di Hollywood ha nascosto un tocco di salomonica convenzionalità.