Tra commedia, vita quotidiana e spunti horror: la quarta edizione di Cortinametraggio

Il resoconto completo dalla quarta edizione del Cortinametraggio.
Intervista a Corrado Ravazzini, regista di Perfetto
Intervista ad Alessandro Tamburini e Anna Ferraioli Ravel, rispettivamente regista e protagonista di Ci vuole un fisico

Il Cortinametraggio 2013, nelle giornate di giovedì e venerdì, ha portato sulle Dolomiti bellunesi tanti giovani autori pronti a confrontarsi con il pubblico accorso numeroso al cinema Eden per le proiezioni serali dei migliori cortometraggi dell’ultima stagione cinematografica e dei booktrailer di romanzi e saggi noti e poco noti. Tra i film brevi presentati, tante le storie sociali, storie di relazioni mancate, rivalità, solidarietà, di vita e anche un po’ di terrore con qualche zombie.
La tecnologia mi uccide – Ruzzle di Matteo Bruno ha rubato qualche risata per il suo approccio semplice a un problema della nostra contemporaneità tecnologica. Al centro del film, ambientato in un’unica location, un giovane dipendente dal gioco di parole ruzzle che cerca di guarire perchè continua a parlare elencando, a partire da una lettera, tutte le parole che gli vengono in mente e che può combinare. Gli fa da contraltare una giovane dottoressa (il corto gioca quasi tutto sulle inquadrature in un campo-controcampo continuo) che cerca di ‘disconnetterlo’ ma la dipendenza dallo smartphone avrà la meglio? Perfetto di Corrado Ravazzini attinge al passato nobile del nostro cinema di commedia con la cronaca, trasformata in farsa, dell’avventura di un conformista benpensante. Anzi, nel confronto/scontro tra un affermato selfmade man che cerca di organizzare una serata perfetta (ma nulla va come aveva programmato) e un cameriere, vengono fuori tutti gli stereotipi che oggi dividono diverse classi sociali. E lo script non perdona alcuna categoria, anzi, lo scarto è proprio il punto di vista che si sposta dalla vittima incriminata al benpensante carnefice.

Gli adulti razionalizzano e giustificano le loro azioni anche quando risultano prive di logica. Ma tale comportamento, visto attraverso gli occhi di una bambina, risulta ancora più estremo e inaccettabile. Nell’ottimo La legge di Jennifer di Alessandro Capitani, una bellissima bambina dagli occhi azzurri e i capelli castani di otto anni porta a scuola le foto dei suoi genitori e non ritrova nessuno dei caratteri ereditari dei quali parla la maestra. Perde così tutte le sue certezze e i suoi punti di riferimento e inizia la sua personale ricerca al modo semplice dei bimbi: chiede agli adulti che però danno risposte ambigue, osserva, indaga scoprendo i nuovi mostri della nostra epoca. Trae poi le sue risposte che arrivano dirompenti senza bisogno di parole ma con una semplice immagine alla fine del corto. Il suo viso trasformato alla maniera dei bimbi che ironizzano sui grandi intenerisce, lascia spazio ad un sorriso ma, allo stesso tempo, spinge alla rifessione perché la soggettiva di quei grandi occhi azzurri e innocenti è implacabile e riempie la scena. Piccolo camero di Cecilia Dazzi nel ruolo della maestra.

Sempre sull’estetica imposta e imperante della nostra epoca gioca Ci vuole un fisico di Alessandro Tamburini, tra i corti più applauditi dal pubblico. Al centro della narrazione due ragazzi un po’ sovrappeso, goffi, impacciati nei rapporti umani che nel loro riconoscersi trovano la forza per affrontare paure e stereotipi. Commedia agrodolce, con una fotografia a tinte poco accese per delineare ambienti e atmosfere del quotidiano, in Ci vuole un fisico colpiscono le battute dello script studiate con attenzione e la forza dirompente della giovane protagonista Anna Ferraioli Ravel. Altra storia di coppia, dall’ironia più sottile in Zinì e Amì di Pierluca Di Pasquale con cameo di Silvio Orlando. L’uomo, dopo diverse delusioni si rivolge a un’azienda che gli confeziona un’androide perfetta che ad un certo punto si inceppa perché anche nel mondo tecnologico serve una corrispondenza e l’equilibrio è precario. Elementi propri della commedia, del musical e dello zombie-movie alla base del divertente e intelligente Vai col liscio di Pier Paolo Paganelli. La sceneggiatura si concentra sull’universo di una sala da ballo dove alla prese con uno stesso motivo suonato da giorni si ritrovano uomini che diventano zombie. Immagini di estremo impatto e una macchina da presa che si muove lungo gli spazi del camerino e della sala da ballo seguendo i diversi personaggi. Tanti i piccoli camei, tutti con una loro precisa caratterizzazione: da Valerio Mastrandrea, a Elisabetta Cavallotti, Andrea Mingardi, Raoul Casadei. Racconto lieve e divertente che però a tratti cade nella superficialità soprattutto narrativa in Swingers di Silvio Alfonso Nacucchi su uno strano scambio di coppie; due uomini e due donne che vorrebbero ritrovare nel gioco un nuovo modo per ritrovarsi.

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