Anna Proclemer: il cinema ogni tanto

Scompare a quasi 90 anni Anna Proclemer, una delle interpreti più solide del nostro teatro. Lavorò sporadicamente per il cinema. La sua ultima apparizione l'anno scorso per Ozpetek.

Spesso in Italia il teatro non va d’accordissimo col cinema. O perlomeno non succedeva per gli attori di qualche generazione fa, mentre adesso il passaggio teatro-cinema (e viceversa) sembra quasi obbligato per essere presi sul serio anche sul grande schermo. In altri tempi, invece, il grande attore teatrale guardava schifiltoso verso il cinema, considerato un’arte minore, incomparabile con le sacre tavole del palcoscenico, oppure capitava anche il contrario, ed era l’industria dei film a rifiutare la sopraffina tecnica teatrale, percepita come poco spontanea e quindi poco adatta a bucare lo schermo, relegando i professionisti di formazione teatrale al “ghetto” dello sceneggiato televisivo o della prosa filmata. E’ stato un po’ il caso anche di Anna Proclemer, scomparsa oggi poco prima di compiere 90 anni, vedova di Vitaliano Brancati e poi compagna di vita di Giorgio Albertazzi. Sia la Proclemer sia lo stesso Albertazzi sono perfetti esempi di questa ritrosia e ghettizzazione nei confronti dell’attore teatrale: entrambi icone del nostro teatro, entrambi poco presenti al cinema, entrambi più o meno coinvolti nel nobilissimo mondo dello sceneggiato televisivo. Per estremo paradosso, una delle interpreti più intense e rigorose del teatro italiano sarà probabilmente ricordata dal pubblico più giovane solo per il cameo (un tantino impietoso) concesso un anno fa in Magnifica presenza di Ferzan Ozpetek. Abituato al recupero cinefilo di vecchie glorie, il regista turco le affidò il ruolo di una spietata attrice in ritiro, giocando molto anche su un pesantissimo trucco del viso in aria di Norma Desmond, la protagonista di Viale del tramonto di Billy Wilder. Tuttavia, in un film caratterizzato da notevoli alti e bassi, fu la Proclemer a lasciare il segno e alzare il tiro proprio col breve ritratto di un’anziana carogna.

Andando a ritroso nella sua carriera, si trovano preziose partecipazioni ad alti momenti del nostro cinema, come in Cadaveri eccellenti (1976) di Francesco Rosi, e perturbanti concessioni alla serie B nostrana (il pessimo Il marito in collegio, 1977, con Enrico Montesano, tratto impunemente dal bel romanzo umoristico di Giovanni Guareschi). Attiva anche nel doppiaggio, prestò la voce ad Anne Bancroft per Anna dei miracoli (1962), per poi interpretare lei stessa il medesimo ruolo in una riduzione televisiva del 1968. Curiosamente, proprio lei che più volte lavorò nel doppiaggio ed è ricordata anche per la sua voce chiara e vibrante, fu doppiata a sua volta in uno dei capolavori di Roberto Rossellini, Viaggio in Italia (1954). In queste occasioni è consuetudine dire che un’ottima attrice così poco valorizzata al cinema avrebbe potuto dare molto e di assai meglio. Per Anna Proclemer forse è sbagliato pensare questo; nel suo percorso di carriera è più facile ravvisare una scelta forte, una lontananza dallo schermo voluta e insistita per non tradire il sacro vincolo col teatro. E’ un percorso che più o meno accomuna tutte le grandi personalità attoriali del nostro paese. Pochi mesi fa è scomparsa anche Mariangela Melato, che a sua volta da anni aveva rinunciato al cinema. Chi sta troppo in alto, non ha tempo e voglia di mischiarsi con un’industria.

MASSIMILIANO SCHIAVONI