As I Lay Dying

Adattamento per il grande schermo dell'omonimo romanzo di Faulkner, il nuovo film di James Franco è un'opera d'avanguardia coraggiosa e sorprendente.

James Franco rappresenta una vistosa anomalia nella complessa costellazione del cinema americano contemporaneo. Interprete di blockbuster di successo (la saga di Spiderman e  Il grande e potente Oz di Sam Raimi) e di pellicole d’autore (127 ore di Danny Boyle, Milk di Gus Van Sant) è divenuto negli anni scrittore, docente universitario e regista con all’attivo tra il 2005 e oggi 8 lungometraggi e un pugno di corti e documentari. Dopo il sorprendente Sal, inventivo e toccante biopic dedicato all’attore Sal Mineo, presentato al Festival di Venezia nel 2011 e l’interessante Interior. Leather Bar dedicato ai famigerati 40 minuti tagliati da Cruising di William Friedkin (presentato all’ultima Berlinale) l’eclettico autore ha presentato al Festival di Cannes nella sezione Un certain regard As I Lay Dying.

Proseguendo sulla strada della sperimentazione visiva, Franco con questa sua nuova opera autoprodotta e girata in digitale, approccia in maniera ancora più intransigente il cinema d’avanguardia frantumando il racconto e materialmente anche l’immagine. Quello di As I Lay Dying è un materiale di partenza d’alto lignaggio, ovvero l’omonimo romanzo firmato da William Faulkner e edito in Italia con il titolo di Mentre morivo. Raccontato in prima persona da 15 voci di altrettanti personaggi il volume del grande romanziere costituisce una pagina basilare della letteratura americana, con la sua storia di povertà, sofferenza e redenzione che coinvolge una famiglia alle prese con un travagliato viaggio dalla wilderness alla civiltà. Piuttosto fedele alle pagine di Faulkner, As I Lay Dying segue le vicende della famiglia Bundren, clan familiare che vive in condizione di indigenza lungo le sponde del Mississippi. Alla morte della madre, i fratelli Cash (Jim Parrack), Jewel (Logan Marshall-Green), Darl (lo stesso Franco), Dewey Dell (Ahna O’Reilly) e Vardaman guidati dal padre Anse (uno strepitoso e sdentato Tim Blake Nelson) si imbarcano su un calesse alla volta della città di Jefferson, ove dare sepoltura alla donna. Uno dei fratelli è però rimasto ferito ad una gamba nel corso di un’inondazione del Mississippi, rallentando così il percorso e rendendolo ancor più funestato dal peggiorare delle sue condizioni e dall’avanzare inesorabile dello stato di putrefazione del cadavere materno.

Facendo ampio utilizzo dello split screen per restituire contemporaneamente i punti di vista di più personaggi, Franco approccia la visione di Faulkner con rigore e passione, dando vita ad una serie di combinazioni visive che vedono apparire in contemporanea sul grande schermo campo e controcampo, totale e primo piano e inserendo sovente anche lo sguardo cieco attraverso l’oscuramento totale di una metà dello schermo. Inoltre, ciascuna delle due metà costituisce la parte di un virtuale trittico, la cui immagine centrale è mostrata successivamente. A tratti questo tipo di sperimentazione appare però alquanto datato, dal momento che già Jean-Luc Godard negli anni ’70 l’aveva sdoganato dal suo status d’avanguardia per adattarlo ad una forma narrativa al tempo stesso colta e pop. D’altronde però questo lavoro sull’immagine e sul testo apre il film ad una contaminazione trans-linguistica tra le varie componenti in gioco, dall’iconografia classica delle wasteland americane, alla videoinstallazione al teatro, evocato dalla frontalità di alcune inquadrature – specie nalla parte “domestica” del film – e dalla recitazione straniante e anti-empatica degli interpreti.   
Sorta di analisi narratologica operata attraverso il cinema As I Lay Dying mira dunque a portare sullo schermo, anzi, sarebbe meglio dire sugli schermi, in prima istanza lo stile del romanzo di Faulkner con la sua molteplicità di flusssi di coscienza e solo in seconda istanza lo svolgimento narrativo. Il racconto si fa comunque più convenzionale quando la famiglia Bundren parte alla volta di Jackson, in un road movie fatto di incontri e difficili prove da superare. Romanzo di formazione western dal forte impianto biblico As I Lay DyIng con le sue immagini multifocali e il suo afflato teorico trasuda da ogni immagine passione per la letteratura e per l’arte in generale e segna un altro tassello nella filmografia di un giovane ma maturo intellettuale americano.

DARIA POMPONIO