P.O.E. – Poetry of Eerie

Ultimo viene l'horror: Distribuzione Indipendente torna all'horror con l'ultimo titolo distribuito per la stagione 2012-2013. Un film manifesto, super indipendente e a episodi che - a un anno e mezzo dalla sua prima presentazione festivaliera - ha già un seguito.

Il cinema di genere è morto. No. Anzi sì, ma sta risorgendo. No, è cadavere in putrefazione, ma dalla sua necrosi nascerà qualcos’altro, qualcosa di vivo e nuovo.

Invece di starsene in attesa di conferme o smentite Domiziano Cristopharo e Giovanni Pianigiani – ormai quasi due anni fa – hanno deciso di dar vita a un film collettivo, un film manifesto, un film indipendente perché autoprodotto e realizzato in poco tempo che si costruisse di tanti episodi diversi al quale potessero partecipare molti dei giovani registi invisibili nostrani.

Il risultato – maturato in pochi mesi e pronto ormai da più di un anno – è P.O.E. – Poetry of Eerie intitolato al nume tutelare di tutti gli appassionati del genere horror, scelto come filo conduttore, riferimento comune di lavori altrimenti del tutto diversi e disparati. Più che un film horror, un’antologia di 13 racconti (ma nella versione che esce in sala con Distribuzione Indipendente ce ne sono solo otto) neri ispirati molto liberamente ad altrettanti testi di Edgar Allan Poe.

Da Il gatto nero di Paolo Gaudio a La verità sul caso Valdemar, da L’uomo della folla di Paolo Fazzini a Silenzio dei Fratelli Capasso la raccolta contiene al suo interno una frastornante varietà di forme, generi, stili: c’è l’animazione in stop motion, lo stile diaristico/documentaristico, l’horror classico (anche se a bassissimo regime di tensione e di violenza) e c’è perfino il raccontino demenzial umoristico. L’iniziativa è degna ed encomiabile perché mette in moto le menti e le gambe a costo zero, facendo lavorare ma soprattutto incontrare tra loro professionisti che altrimenti forse non si sarebbero mai neppure parlati, e perché con il film finito – che esiste e circola anche come gruppo di cortometraggi autonomi e distinti – si son messe in mostra e in circolazione le immagini e le idee prodotte da un manipolo di filmmaker che cercano di costruirsi uno stile oltre che una carriera. La rapidità e l’economia di mezzi però non sono stati solo uno stimolo efficace, ma anche una coppia di carnefici implacabili: se alcuni dei cortometraggi son dotati di una loro forza estetica e narrativa (su tutti soprattutto il ben rifinito prodotto di Paolo Gaudio) molti, forse troppi patiscono l’estemporaneità, la povertà d’idee prima ancora che di mezzi, la confidenza spesso non così approfondita dei registi con i linguaggi, le tecniche, gli stili.

Il film tuttavia ha già ottenuto consensi e attenzione, tanto che un seguito non solo è già stato pensato e organizzato, ma è ormai ai suoi primi passi tra festival e anteprime. Un modo come un altro – e in realtà migliore di tanti altri – per far tornare l’attenzione su due delle categorie più svantaggiate del cinema italiano negli ultimi trent’anni almeno: il cinema di genere (quello horror in particolare) e il cortometraggio, figlio minore e fratello povero nella famiglia cinematografica nostrana, e invece terreno di sperimentazioni, iniziazioni e innovazioni in tutto il resto del mondo.

Nota e piè di pagina: il film esce in sala dopo aver ricevuto dalla commissione per il visto censura il divieto ai minori di diciotto anni. P.O.E. – Poetry of Eerie andrebbe visto anche solo per questo, per rendersi conto di quali dimensioni mortifere e criminali abbia ormai assunto nel nostro paese non solo la burocrazia in quanto istituzione acefala – non umana – ma lo Stato tutto, sempre più spesso molto più pronto e deciso negli atti di distruzione e repressione che in quelli di costruzione e sostegno. Il film in questione, sia detto per dovere di cronaca, contiene poche, brevi e moderatissime scene di violenza, nessuna immagine spaventosa o impressionante, nessuna scena di sesso e/o di nudo.

SILVIO GRASSELLI