Philomena

Un film in perfetto equilibrio tra il drammatico e l’ironico che si ispira ad una storia vera ma consegna alla storia del cinema una coppia di protagonisti perfettamente assortiti e dalla chimica e tempi comici davvero esemplare.

Una promessa

Nonostante le incoraggianti premesse e i tentativi del regista di rendere il film più moderno con movimenti di macchina nervosi e l’utilizzo della camera a mano, “Une promesse” è un film vecchio in partenza, un vero e proprio melò tanto nella forma che nei contenuti che non riesca ad offrire nulla che non sia già stato visto decine e decine di volte.

Little Brother

Almat Galym è incredibilmente convincente nel ruolo di questo piccolo grande uomo che scopre suo malgrado una delle grandi verità della vita, che i cosiddetti adulti sono in realtà dei “bambini” più disonesti e inaffidabili, spesso incapaci di farsi carico dei propri debiti e delle proprie responsabilità.

The Rooftops

Una chiara e raggelante rassegnazione sembra pervadere il film di Allouache: la fotografia solare e luminosa, i panorami suggestivi e mozzafiato, sono destinati inevitabilmente ad essere avvolti dall’oscurità, a mostrare la vera faccia di una società tormentata e sofferente.

Traitors

Il personaggio di Malika è l’elemento più interessante del film, grazie anche alla freschezza e al carisma della bella e brava Chaimae Ben Acha, un personaggio solo all’apparenza coraggioso che all’inizio sembra voler nascondere sotto il suo aspetto fragilità e insicurezza, ma cha ha delle sorprese in serbo per lo spettatore.

Nobody’s Home

Aiutata dalle buone performance di tutti gli attori, in primis Ahu Türkpençe e Lale Başar nei rispettivi ruoli di Ferida e la madre, la regista/sceneggiatrice riesce a tratteggiare dei personaggi non banali e a donare a ciascuno di essi un percorso di crescita plausibile.

Miss Violence

Per chi era in cerca di un vero film “scandalo” per questa Mostra del Cinema di Venezia numero 70, questo secondo lungometraggio del regista greco è certamente un’opera disturbante che parla di violenza e abusi e che mostra forse anche più del dovuto, ma che prosegue, sia dal punto di vista stilistico che tematico, il lavoro di quella new wave ellenica capitanata da Giorgos Lanthimos.

Bethlehem

Prima ancora che un film politico, un vero e proprio thriller che sfrutta lo stereotipo della spia doppiogiochista senza aggiungere nulla di particolarmente originale al genere, ma che comunque può avvalersi della buon tecnica del regista esordiente Yuval Adler e di almeno un paio di scene, tra cui una impressionante e tesissima caccia all’uomo, di grande effetto.

Tom At The Farm

Dolan smette di essere un giovanissimo prodigio e si conferma come vera e propria certezza del cinema internazionale, un regista in grado di confezionare una pellicola dalle scelte stilistiche eleganti ed intriganti (come i cambi di formato inseriti nell’ultima parte) e che non ha alcuna paura di rischiare o sbagliare.

Las niñas Quispe

Provenendo dal documentario, lo stile di Sepúlveda non potrebbe che essere estremamente realistico come dimostrano la splendida fotografia di Inti Brione, la totale assenza di colonna sonora e l’interessante e funzionale utilizzo dei suoni ambientali; ma è molto interessante anche la scelta delle interpreti, ovvero l’accostare due attrici professioniste quali Catalina Saavedra e Francisca Gavilán alla vera nipote delle tre sorelle raccontate nel film, Digna Quispe.

Under the Skin

Non è un film per tutti questo Under the Skin, ma può anche rappresentare una visione affascinante e ipnotica, nonché piuttosto originale, per coloro che non sentono la necessità di un intreccio narrativo o di alcun tipo di spiegazione.

Une promesse

Nonostante le incoraggianti premesse però e i tentativi del regista di rendere il film più moderno con movimenti di macchina nervosi e l’utilizzo della camera a mano, Une promesse è un film vecchio in partenza, un vero e proprio melò tanto nella forma che nei contenuti che non riesca ad offrire nulla che non sia già stato visto decine e decine di volte.