Il canto di Paloma

08/05/09 - Il Perù è una terra molto poco conosciuta, sia geo-storicamente, sia a maggior ragione...

Ritratto sensibile, ma criptico

il-canto-di-paloma08/05/09 – Il Perù è una terra molto poco conosciuta, sia geo-storicamente, sia a maggior ragione cinematograficamente, perciò è sempre con interesse che si guarda ai film che da quella terra vengono, specie se sono poi circondati da quell`aura che solo i premi sanno dare. E infatti questo secondo lungometraggio di Claudia Llosa arriva dal Perù forte dell`Orso d`Oro vinto pochi mesi fa a Berlino, per raccontare le contraddizioni della nazione andina e le sue rimembranze storiche. Al centro della pellicola, Fausta, una ragazza solitaria e silenziosa, che deve seppellire la mamma prima del matrimonio della cugina; il lavoro presso una pianista si incrocia con la paura di essere violentata e che l`ha portata a piantarsi un tubero nella vagina, tubero che comincia a germogliare. Intriso di simbolismi e accenni surreali, il film è un dramma rarefatto e chiaramente metaforico, scritto dalla regista per raccontare i riflessi degli anni del terrorismo, il latte della paura o la teta asustada (il titolo originale) che le mamme davano alle piccole durante gli anni della violenza.

Come detto, il film riflette sulle condizioni del Perù in rapporto al periodo di sangue e morte che lo ha colpito negli anni Ottanta, concentrandosi sulla sua arretratezza economica e culturale – un paese dominato da superstizioni, come la sbucciatura delle patate presa a oracolo per un buon matrimonio – che non cerca più di tanto di emanciparsi dalle sue limitatezze ancestrali. Il problema è nella vetustà  di un film fin troppo oscuro, riempito di simbologie e doppi sensi “poetici, come fosse un film d`autore degli anni `70, ma non del tutto capace di esprimere e comunicare il proprio nocciolo, ciò non toglie che non manchi di fascino e intelligenza.I personaggi sono manierati e di difficile sopportazione, ma Fausta – dapprima ombelicale e chiusa in se stessa, prende forza poco a poco, assume col tempo una sua coscienza e soprattutto le immagini di Llosa riescono a colpire, specie nel rapporto tra la composizione delle inquadrature e il paesaggio, analizzato con spietatezza ma anche grazia dai piani perlopiù fissi della regista. Un tipo di film in cui purtroppo si sacrifica molto al “concetto”, per primi gli attori, compresa la protagonista Magaly Solier, lasciati vagare in ruoli piuttosto confusi e ripetitivi. Un film che non lascia indifferenti, ma che fatica a farsi strada, a segnarla una strada, che non sia quella di un cinema alto, ma già  ampiamente digerito.

(EMANUELE RAUCO)

Titolo originale: La teta asustada
Produzione: Spagna, Perù 2008
Regia: Claudia Llosa
Cast: Magaly Solier, Marino Ballà³n, Susi Sà¡nchez, Efraà­n Solà­s, Bà¡rbara Lazon
Durata: 103
Genere: drammatico
Distribuzione: Archibald Enterprise Film
Data di uscita: 08 maggio 2009