Ju Tarramutu

01/04/11 - A due anni dal sisma che ha sconvolto L'Aquila, esce in sala un bel documentario con testimonianze, ricordi e vite infrante firmato da Paolo Pisanelli.

Ascolta l’intervista di RADIOCINEMA al regista di Ju Tarramutu:

  • Paolo Pisanelli
  • Era il 6 aprile del 2009, quando un violentissimo terremoto mise in ginocchio una delle più belle città d’Italia: L’Aquila. A distanza di due anni, quasi per non far dimenticare questa tragedia, proprio il 6 aprile, esce il bel documentario Ju Tarramutu diretto da Paolo Pisanelli e prodotto da Andrea Stukovich. Il film che non ha nulla di retorico, si concentra sulla realtà quotidiana, sulle testimonianze di gente che ha perso tutto e si trova improvvisamente spaesata e sradicata dalle proprie abitudini. Intorno a loro una miriade di eventi sostanzialmente inutili, come il G8, fatto più per propaganda e demagogia che per scopi umanitari. Gli abitanti intanto vivono tra le case stile prefabbricati, costruite con una grossa speculazione, e negli alberghi sulla costa Adriatica mentre il Centro resta chiuso, inagibile e sostanzialmente paralizzato dalla burocrazia o chissà da cos’altro. Ma i cittadini de L’Aquila non si arrendono e dai notai ai camerieri entrano nel centro storico e cercano di ripulire da soli la città.

    Ju Tarramutu è un documentario fatto di testimonianze, ricordi, vite infrante e soprattutto di quella noia che viene fuori quando si paralizza l’abitudine, la consuetudine, la vita insomma. Pisanelli ogni tanto si concede qualche sguardo poetico sullo splendido panorama abruzzese, che però sembra completamente avvolto dal silenzio della tragedia. Mentre per le istituzioni tutto procede secondo prassi: la consegna delle case, i vari discorsi del Presidente del Consiglio, ogni minimo evento è una buona scusa per fare un brindisi ufficiale. Non manca neanche un certo humor quando Berlusconi per i consueti auguri di Natale consiglia ai senza tetto di regalare ad amici e parenti una bella tessera del PDL. All’Aquila non potrebbe andare meglio.

    LIA COLUCCI