Kick-Ass

29/03/11 – Ribaltamento del genere fumettistico per un’opera filmica infedele che si libera degli schemi regalando un ritmo serrato e un montaggio compatto.

Arriva finalmente nelle sale italiane, dopo una lunga attesa durata un anno, l’adattamento del fumetto di Mark Millar e John S. Romita Jr, Kick Ass. Il nostro protagonista, Dave Lizewski, non è un eroe come tutti gli altri perché lui, a differenza dei vari Spider Man e Daredevil i poteri non li ha. Non è il solito supereroe che sembra sfigato, ma poi sotto sotto è tutt’altro. No, lui sfigato lo è davvero! Un bel giorno decide di capire sulla propria pelle che vuol dire essere un supereroe; compra su internet una calzamaglia e va in giro a difendere i più deboli con esiti alquanto goffi e imbarazzanti. Eppure le sue gesta diventano popolari sul web, un vero e proprio fenomeno mediatico. Ma là fuori da qualche parte ci sono due veri colleghi, Big Daddy e Hit Girl, un uomo di mezz’età e la sua figlioletta undicenne che lottano contro il mafioso Frank D’Amico. Così le strade di tutti presto si incontreranno insieme a quelle di un altro personaggio, più ambiguo, Red Mist. E l’avventura diventerà pirotecnica.

Una vera sorpresa la pellicola di Matthew Vaughn che riesce a mescolare con esiti eccellenti varie forme di genere cinematografico, i cui meccanismi vengono oleati al fine di ottenere uno spettacolo di grande suggestione e ritmo. Il regista utilizza egregiamente comicità e action, la forma meta-testuale con alcuni inserti fumettistici, la diegesi del cinema, le citazioni a Leone, tanti piccoli accorgimenti di natura linguistica e formale che fanno della pellicola un cinema compatto dall’esito alquanto armonico. Il montaggio serrato, gli incastri della struttura narrativa rendono questo adattamento infedele del fumetto forse uno dei migliori della categoria. Perché il regista, pur tagliando alcuni passi della storia e ammorbidendola nel suo cinismo, non tradisce la vera essenza del lavoro di Millar e Romita, che vuole essere proprio quello di usufruire degli schemi e dei cliché tipici del genere scardinandoli; dipingendo così l’eroismo del protagonista tutto in chiave interiore, tutto legato alla sfera sensoriale e umanitaria, non fisico. Non delude Kick-Ass perché ha rispetto sia della storia e del mezzo di origine che di quello fruito nella sua trasposizione, ha rispetto della scrittura, della funzionalità e delle personalità dei personaggi. Senza dimenticare la verosimiglianza delle ossessioni del mondo contemporaneo in una New York invisibile. E non è un caso che la mano che regge tutta l’impalcatura sia quella di un inglese (e non di un americano), che riesce a far sì che persino Nicolas Cage appaia più che credibile. Ma Aaron Johnson – già ottimo John Lennon in Nowhere Boy – e Chloë Moretz – splendida vampira nel remake di Let Me In – alla loro giovane età sono già dei fuoriclasse. Kick-Ass e Hit Girl sembrano cucitigli addosso. Spider Man dovrebbe fare un corso di aggiornamento!

ERMINIO FISCHETTI

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