Melancholia

18/05/11 – Con buona pace delle polemiche sulle dichiarazioni su Hitler, Von Trier firma il suo film più riuscito e personale, ora in uscita con Bim.

Dalla nostra inviata Giovanna Barreca

Ascolta la conferenza stampa al Festival di Cannes del film:

  • Melancholia
  • Il cosmo visto dal satellite e immagini dalla straordinaria forza evocativa anche in Melancholia portato in concorso da Lars Von Trier. Il regista danese torna al festival che più di tutte le altre kermesse internazionali ha celebrato il suo cinema: Palma d’oro con Dancer in the dark – il momento più alto raggiunto in Croisette – e apprezzamenti e riconoscimenti anche per Men filmen ar min alskarinna presentato l’anno scorso, Antichrist del 2009, Dogville del 2003. E ogni sua nuova partecipazione è caratterizzata da una grande attesa-entusiasmo e dalle polemiche che spesso l’autore confeziona ad arte. Il copione è stato rispettato anche questa volta e poche ore fa in conferenza stampa ha affermato di non dubitare della vittoria per un film che doveva essere una commedia: “Ci ho provato ma alla fine è venuto così!”. Ha subito negato che il film abbia come soggetto la fine del mondo ma ha precisato che si tratta di una pellicola “sullo stato dello spirito”. E aggiunge che “è un bene se il mondo sta finendo perchè intanto siamo già tutti morti”.

    Melancholia è un sentimento che ha conosciuto e che fa parte della sua vita e inevitabilmente del suo cinema. E continua dichiarando la sua ammirazione per le attrici scelte, Kirsten Dunst e Charlotte Gainsbourg e il divertimento creato sul set. Poi l’incontro assume un altro tono, tra il comico e purtroppo il tragico perché, dopo aver lanciato una boutade innocqua: “Il mio prossimo film sarà un porno con Kirsten Dunst e durerà 3-4 ore” , si lancia poi in una dichiarazione infelice che sta scatenando diverse reazioni e polemiche: “Capisco Hitler. Per molto tempo ho creduto di essere ebreo ed ero felice; poi ho scoperto che la mia famiglia era tedesca. Ovviamente sono a favore degli ebrei e non nego che Hitler abbia fatto del male, ma penso di capirlo come uomo. A volte lo immagino seduto nel suo bunker”. Venendo alla pellicola che ha una forza evocativa davvero rara e utilizza la storia familiare di due sorelle tanto diverse all’inizio, quanto vicine alla fine, per raccontare la morte e soprattutto il mondo secondo Lars Von Trier , possiamo affermare che si tratti di un film che torna all’origine, all’anticristo prendendo le distanze del caso. Tensione psicologica per tutti 200 minuti del film che all’inizio ha momenti lunghi di distensione – quasi ilarità – quando seguiamo il matrimonio di Justine in uno posto fiabesco con l’uomo apparentemente perfetto. Quella ‘strana’ all’inizio sembra solo la cinica mamma (Charlotte Rampling) e alcuni bizzarri parenti. Ma già durante la festa, la ragazza si allontana senza alcun motivo se non la sua totale insofferenza alla situazione: lascerà sul letto nuziale il neo-marito per correre nel giardino e violentare uno sconosciuto. “Mia sorella è malata” affermerà la sorella Claire (una straordinaria Charlotte Gainsbourg) che vive apparentemente una vita agiata con marito e figli ma anche lei verrà terrorizzata dall’arrivo imminente della collisione tra terra e Melanchonia, avvicinando così le sue posizioni a quelle della sorella. Una metastasi che lavora e logora dall’interno entrambe le donne. Su tutto una colonna sonora dalla straordinaria forza evocativa a partire dal Wagner del prologo iniziale. Unico punto sul quale la critica forse non si dividerà. Il viaggio di Lars Von Trier è personale, potente e speculare rispetto a quello di Terrence Malick. Una cornice che tutto lega e amalgama.

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