Nothing personal a Locarno

14/08/09 - Sensualità  nel contrasto tra ribellione e saggezza. Arriva al film festival di Locarno...

Sensualità  nel contrasto tra ribellione e saggezza

(Dalla nostra inviata Giovanna Barreca)

14/08/09 – Arriva al film festival di Locarno, in concorso, finalmente un film che ti porti `dietro`, anche uscito dalla sala. Un lungometraggio che ha come protagonista Anne (Lotte Verbeck, la migliore attrice vista al festival), una ragazza che decide di spogliarsi di tutto quello che è l`estensione di noi, i nostri oggetti e di ridurre la sua vita al minimo essenziale. La regista polacca Urszula Antoniak che ha studiato e lavora in Olanda, non nasconde l`appartenenza autobiografica di questo inizio: “Dopo un lutto anch`io, per mantenere la mia salute mentale e non impazzire dal dolore, buttai dalla finestra tutto gli oggetti della persona che amavo”. Da questo gesto è nata poi l`idea del viaggio metaforico di una donna che fa` tavola rasa del suo passato, compie un suicidio metafisico, e parte per l`Irlanda, per le zone desolate del Connemara: “una regione che ha una sua vita propria e che se cerchi la solitudine è il posto perfetto dove trovarla”. E questo luogo, che non è guardato dal personaggio, ma al contrario guarda Anne, è il suo primo grande amico in questa nuova vita randagia che la giovane decide di intraprendere.

nothingpgrandeLa giovane vuole sentire la durezza della vita, la mancanza del cibo, del lavarsi (un po` come l`eroina di “Senza tetto nè legge” di Agnès Varda alla quale Anne ruba anche la sensazione di `freddo emotivo` iniziale) fino a quando si imbatte nella casa di Martin, un eremita. L`uomo stabilisce un patto con la ragazza: vitto e alloggio in cambio di aiuto lavorativo. La ragazza accetta solo se verranno evitate le conversazioni personali. Non vuole neppure che si chiamino per nome (“questo come l`assenza di specchi, cerca di privare della visione che di noi hanno gli altri”). Ma la scelta della solitudine è difficile da mantenere perchè nasce l`affezione tra esseri viventi. “Martin vuole condividere la saggezza e usa il cibo, l`ironia, la musica per farlo”. Musica che è la terza protagonista di questo lungometraggio, oltre che la `cura` della ragazza visto che è attraverso di essa che Anne riesce a rimanere mentalmente sana e a ritrovare l`umanità  sepolta col dolore. “Volevo che la musica avesse la funzione del silenzio, che ci fosse bisogno di concentrarsi per riuscire davvero ad ascoltare, `a vedere` quello che va osservato nel film”. E per esprimere e portare ad uno stato meditativo, ha pensato che l`unico musicista in grado di eseguirla fosse Ethan Rose (“Paranoid park” di Gus Van Sant). E` anche un meraviglioso film sul desiderio, sul sentire e il toccare in maniera `totale` gli oggetti e le persone (anche se non c`è nessun gesto carnale ma qualcosa di più profondo). C`è la durezza della donna, del paesaggio aspro tra cieli grigi e il verde intenso della campagna e il suo desiderio di sentire la vita (la scena del suo `sentire`con il corpo attraverso le lenzuola, le alghe tra le sue mani, del sentire con la mente attraverso i silenzi, la pioggia, la musica sono molto forti e girate benissime con dettagli e campi medi suggestivi).

“Nulla scompare ma tutto continua nel mondo degli umani” dice Martin ad Anna e la regista afferma: “Ho pensato che fosse una frase che permettesse la lettura del film. La vita è un cerchio e gli esseri umani sono inseriti in un ciclo continuo di rinnovamento: la donna vive una certa epifania della sua esistenza, scoprendo di far parte della vita”. Il film è diviso in capitoli che all`inizio possono non sembrare chiari ma rientrano nell`esercizio di silenzo e attenzione presente nel film e segnano le tappe dell`avvicinemento tra due individui che inizia con l`abbandono della solitudine per raggiungere l`altro e che poi culmina con la perdita e il ritorno alla solitudine. Noi ci auguriamo che vinca qualche premio importante e possa quindi trovare una distribuzione attenta anche in Italia che eviti il doppiaggio, capendo che le pochissime battute molto studiate ed ironiche contenute nel film, gli errori grammaticali, volutamente scritti in sceneggiatura, e lasciati in fase di riprese, sono parte integrante. Urszula Antoniak, dopo aver realizzato nel 2006, una commedia sull`integrazione in Olanda “Nederlands voor beginners”, vuole tornare sull`argomento con un progetto che le sta monto a cuore dove in primo piano dev`esserci l`immigrazione come stato mentale. “Non mi interessa il fenomeno sociale. Il mio protagonista è un personaggio integrato che parla, ma anche sogna nella lungua di adozione”.