Shutter Island

05/03/10 - Essere, con tutta probabilità, il più grande regista cinematografico vivente, porta con sé una...

Viaggio cinematografico dentro una psiche

05/03/10 – Essere, con tutta probabilità, il più grande regista cinematografico vivente, porta con sé una responsabilità enorme, che non ha a che fare solo coi fan e col pubblico, ma direttamente con la storia del cinema. Perciò, quando Martin Scorsese opta per un progetto all’apparenza elementare, tratto da un romanzo discutibile, la storia del cinema sussulta. Ma quello che fa di Marty il più grande è dimostrato ampiamente da questo film: il suo stile è unico e sublime.

shutter islandL’intreccio parla dell’isola del titolo, un penitenziario psichiatrico circondato dalle acque da dove è scomparsa una ragazza: il detective Teddy Daniels e il collega Chuck Aule sono inviati per investigare. Il romanzo di Dennis Lehane diventa, nelle mani di Laeta Kalogridis, un poliziesco kingiano con elementi di giallo classico (dov’è la ragazza? Come ha fatto a fuggire?) che Scorsese tramuta in un viaggio devastante nella realtà delle immagini e nella loro materia psichica. Il film infatti, tutto basato sull’unità di luogo, è il racconto della discesa di un uomo negli abissi della propria psiche, dove il fatto criminale passa in secondo piano rispetto all’angoscia e all’insondabilità del reale, che non esiste, è un magma fatto d’immagini che, generate o filtrate dalla nostra mente, perdono ogni possibilità di rappresentazione del mondo: Scorsese procede alla distruzione dello statuto ontologico del racconto e dell’immagine cinematografica per gradi, accompagnando il protagonista dentro una costruzione narrativa e visiva debitrice del noir e dell’espressionismo e che diventa mano a mano più metaforica, dove è la messinscena e lo stile del linguaggio a creare l’isolamento e la paura del protagonista.

Come il grande cinema dovrebbe essere, è la regia di Scorsese a plasmare la struttura della sceneggiatura, con una forza figurativa – dalle panoramiche a schiaffo al montaggio sonoro fino allo splendido uso dei primi e primissimi piani nell’interrogatorio con Rachel – che si lega perfettamente allo status del protagonista tanto nella realtà, sempre più visivamente chiusa e claustrofobica, quanto nei flashback, che nella mistura tra barocchismi e kitsch (l’esecuzione dei nazisti risolta con una carrellata tarantiniana, e non a caso il direttore della fotografia – Robert Richardson – è lo stesso) dà vera coerenza alla svolta nel finale. Film grande e potente, dove l’operazione estetica di Scorsese, forse non nuova, resta uno dei rari esempi recenti di come la grandezza del cinema non può che passare dall’importanza, la forza, la necessità e l’evidenza delle immagini, anche se finte, anche se impotenti di fronte al mondo. E perdonateci se non citiamo la perfezione del cast, da Leonardo Di Caprio a Ben Kingsley passando per Max Von Sydow: l’unica grande star, in quest’isola, è proprio Marty.

(EMANUELE RAUCO)

Titolo originale: Shutter Island
Produzione: USA 2010
Regia: Martin Scorsese
Cast: Leonardo DiCaprio, Mark Ruffalo, Ben Kingsley, Michelle Williams, Patricia Clarkson, Max von Sydow, Ted Levine
Durata: 138′
Genere: thriller, drammatico
Distribuzione: Medusa
Data di uscita: 5 marzo 2010

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