Sunshine cleaning

08/04/10 - Formula vincente non si cambia. E’ questo ciò che deve essere passato per le menti del team...

Il tentativo mal riuscito di replicare il successo di “Little Miss Sunshine”

08/04/10 – Formula vincente non si cambia. E’ questo ciò che dev’essere passato per le menti del team di produttori Jeb Brody, Peter Saraf, Marc Turtletaub, con l’ausilio di Glenn Williamson (Se mi lasci ti cancello) che, dopo l’inaspettato trionfo di quel piccolo gioiello che fu Little Miss Sunshine, hanno ben pensato di provare a replicarne il successo, confezionando un’altra commedia costruita in tutto e per tutto, a partire dal titolo, sulla falsariga della precedente. Purtroppo, però, certe scommesse si vincono una volta sola, e questo Sunshine cleaning ne è la prova lampante, dimostrando come il riproporre certe strutture e dinamiche, seppur vincenti – dalla galleria di personaggi stravaganti all’ambientazione provinciale, fino al povero Alan Arkin, ancora una volta nel ruolo del nonno, il tutto al servizio di un’idea di fondo forte e bislacca – non sempre garantisca i fasti dell’originale.

sunshine cleaning 2La storia è quella di Rose (l’ottima Amy Adams), disillusa ragazza madre di Albuquerque, intrappolata in un lavoro frustrante come cameriera ad ore che, dopo l’ennesima marachella scolastica del figlioletto Oscar, punita con l’espulsione dalla scuola pubblica, comprende che l’unica strada affidabile per il futuro del pargolo è quella dell’istruzione privata. E i privilegi, si sa, hanno un prezzo, che le modeste entrate della donna non sono in grado di sostenere. Ma la svolta è dietro l’angolo: una futile conversazione post-amplesso con l’amante poliziotto, suggerisce a Rose un modo originale e redditizio per sbarcare il lunario, ovvero aprire un’impresa specializzata nella ripulitura di scene del crimine. Così, reclutata la sorella minore Norah (Emily Blunt), bambocciona tendente alla deboscia, e sbolognato il bimbo al padre (Alan Arkin), vedovo col vizietto degli affari al limite della legalità, Rose inaugura la sua Sunshine Cleaning. Gli affari vanno subito per il meglio, ma assieme ai primi guadagni, arrivano presto anche i guai. Uno spunto iniziale interessante e simpatico che, qualora ben sfruttato in un contesto cinico e grottesco, avrebbe potuto riservare innumerevoli occasioni di divertimento dal gusto un po’ macabro, ma che, al contrario, la sceneggiatura di Megan Holly decide di buttare frettolosamente alle ortiche, disperdendolo in una miriade di sottotrame dal taglio più malinconico e intimista (il suicidio della madre, i dissapori tra le sorelle, le ambizioni mancate di Rose e i suoi fallimenti sentimentali, l’omosessualità latente di Norah), effimere e inconsistenti come bolle di sapone, ed altrettanto evanescenti nel loro essere lasciate a se stesse e repentinamente abbandonate.

Dal canto suo, la regia della neozelandese Christine Jeffs, alla sua seconda prova nel lungometraggio, si accontenta di dispiegare diligentemente sulla pellicola questo mare magnum, senza preoccuparsi di conferirgli la necessaria omogeneità di registro: il risultato è un continuo viavai tra i toni della commedia leggera da un lato, e del dramma sentimentale dall’altro. Troppo mosci per strappare qualche risata i primi, troppo blandi per poter far riflettere i secondi. E, soprattutto, vana risulta ogni speranza di poter ritrovare in questo tentativo malriuscito di clonazione, la verve satirica, l’irriverenza, il caustico umorismo politically incorrect che avevano decretato il meritato exploit del lavoro di Jonathan Dayton e Valerie Faris.

(CATERINA GANGEMI)

Titolo originale: Sunshine cleaning
Produzione: USA 2008
Regia: Christine Jeffs
Cast: Amy Adams, Emily Blunt, Alan Arkin, Jason Spevack, Steve Zahn
Durata: 91′
Genere: commedia
Distribuzione: Videa – CDE
Data di uscita: 9 aprile 2010

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