The Next Three Days

05/04/11 - Russell Crowe è il protagonista di un thriller ispirato ad un film francese: una storia diretta da Paul Haggis intervistato da RADIOCINEMA.

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  • il regista Paul Haggis
  • A 3 anni di distanza dal bellissimo Nella valle di Elah, lo sceneggiatore Paul Haggis (Crash-Contatto fisico)– tra i più rinomati scrittori di cinema, avendo collaborato anche con calibri come Clint Eastwood – torna dietro la macchina da presa per dirigere The Next Three Days, storia d’amore familiare e thriller, tratta da un bel film francese del 2008. Al centro del racconto c’è Lara, moglie e madre che viene arrestata con l’accusa di aver ucciso il suo capo: tutto è contro di lei, ma il marito John è convinto della sua innocenza e farà di tutto per farla uscire dalla galera. Haggis riscrive il copione di Fred Cayavé e Guillaume Lemans alla base del film Pour elle di Cayavé e realizza un thriller classico che sa parlare al pubblico senza inutili baracconate.

    Come l’originale, il film si basa su quello che si sarebbe disposti a fare per amore, sui sacrifici di cui si sarebbe capaci per proteggere la persona amata (esemplificata dal dialogo con Pennington, un Liam Neeson in un gustoso cameo), raccontando il dolore con tocco di delicato sentimentalismo che nella seconda parte fa spazio a un andamento più robusto, come il genere richiede: senza le derive action o le forzature cospirative di film analoghi, Haggis sa gestire tanto la suspense quanto la psicologia e convince, pur senza mai uscire dai sicuri recinti del genere. La sceneggiatura procede sicura, con un colpo di scena che ribalta la lettura dei personaggi ma che però rientra, in un finale (con flashback) rassicurante per lo spettatore; la regia è efficace, ma non riesce a gestire bene i tempi e la percezione del pubblico sprecando un po’ del percorso emotivo di John e dell’interpretazione misurata e credibile di Russell Crowe, che da toro di periferia è diventato il perfetto padre suburbano, con cui fa coppia perfetta Elizabeth Banks, attrice in costante crescita. Un film con cui Haggis non ambirà a un secondo Oscar, ma che potrà confermare la bontà del suo lavoro – soprattutto – di scrittore.

    EMANUELE RAUCO

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