Vincere

21/05/09 - E` toccato a Marco Bellocchio l`impegnativo compito di rappresentare l`Italia alla...

vincere21/05/09 – E` toccato a Marco Bellocchio l`impegnativo compito di rappresentare l`Italia alla 62esima edizione del Festival di Cannes col suo Vincere, unica pellicola nostrana in concorso. E nonostante la tiepida accoglienza concessa dal difficile pubblico della Croisette, per quanto ci riguarda, ci teniamo stretta la soddisfazione (magra, certo) di non aver replicato, agli occhi degli spettatori internazionali, la non proprio edificante figura rimediata a Venezia, dove la selezione nazionale non brillava certo per eccellenza o qualità . Vincere, al contrario, sembra possedere le carte in regola per un gradimento di più ampio respiro: dall`impeccabile e sontuosa confezione, il ricorso a preziose immagini di repertorio, fino al tema d`impronta storica. La storia è infatti quella, sconosciuta ai più, del tormentato rapporto che unì il giovane Benito Mussolini, focoso direttore dell`Avanti, alla bella sarta trentina Ida Dalser, relazione culminata nel totale disconoscimento della donna, sposata in segreto, e del figlio da lei avuto, in un crescendo di lotte disperate, rivendicazioni e lettere destinate alle massime autorità , che condusse la sfortunata ragazza, ormai interdetta e privata della podestà  genitoriale, in un ospedale psichiatrico. Affidata ed una mise-en-scene raffinata, nella credibile ricostruzione d`epoca, la trama si apprezza maggiormente non tanto nel suo dipanarsi in una narrazione eccessivamente discontinua e macchinosa, quanto nello straordinario impatto visivo che, nella fotografia di Daniele Ciprì, diviene un susseguirsi pittorico tra i chiaroscuri rembrandtiani e le suggestive macchie di luce di interni macchiaioli.

A fronte dell`ottimo lavoro dei vari reparti, fondamentale per l`omogeneità  di una resa estetica non comune, è tuttavia nel disegno registico complessivo che il film rivela le sue debolezze. L`approccio alla vicenda innanzitutto, della quale pur si apprezza la scelta di accantonare le facili tentazioni ideologiche assieme al protagonista maschile, sostituito dopo l’uscita di scena negli anni giovanili da sole immagini di repertorio, che raccontano l`ascesa del Duce al potere. Ed è il prosciugamento del contesto storico-politico, ridotto all`essenziale che permette a Bellocchio di giocare la carta dal melodramma eccessivo e barocco, apprezzabile si direbbe, se non fosse per certe lacune che ne spostano l`estetica dall`intenzionale stilizzazione, quasi astratta, ad un`artificiosità  spesso fine a se stessa.

Così, se la recitazione deliberatamente enfatica e sopra le righe dell`intero cast può risultare funzionale, non altrettanto si può dire della resa dei principali interpreti. Come Filippo Timi, pregevolmente attento nell`evitare il mimetismo fisico con il personaggio da correre il rischio di tradirne l`essenza. E se già  può risultare faticoso accettarne il sembiante muscoloso e capellone, non è con altrettanta indulgenza che si può far passare l`approssimativa dizione, nella quale la morbida e quasi sibilata “esse” romagnola cede il posto ad una più meridionale “zeta”, in contrasto stridente con la perfetta dedizione di Michela Cescon in una Donna Rachele genuina e ruspante. Quanto alla Mezzogiorno, anch`ella più franco-romana che austroungarica ma bellissima in abiti vintage, già  si conosce la sua predilezione per le scene madri, che, abbondanti nel film, le consentono di dar fondo al consolidato repertorio di occhioni sgranati e ugola spianata. Ci sarebbero pure le perplessità  relative al vizio italico di declinare tutto in una salsa rosa dal prevedibile retrogusto televisivo che, in un autore impegnato e indipendente come Bellocchio potrebbe, a voler essere maligni, evocare qualche compromesso di troppo sul piano produttivo e distributivo. Quisquilie, si direbbe, dopotutto si è visto di peggio. Ma il punto a nostro avviso è proprio questa faciloneria, o provincialismo di fondo, che impedisce anche ai lavori comunque degni di nota di essere apprezzati senza riserve. Non è il caso di Vincere, decorativo come un suggestivo affresco e altrettanto non indispensabile.

(CATERINA GANGEMI)

Titolo originale: Vincere
Produzione: Italia, Francia 2009
Regia: Marco Bellocchio
Cast: Filippo Timi, Giovanna Mezzogiorno, Fausto Russo Alesi, Michela Cescon, Pier Giorgio Bellocchio, Corrado Invernizzi, Paolo Pierobon, Bruno Cariello, Francesca Picozza, Simona Nobili, Vanessa Scalera
Durata: 128′
Genere: drammatico
Distribuzione: 01 Distribution
Data di uscita: 20 maggio 2009

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