Festa del cinema di Roma: Gianfranco Pannone con gli operai di Napoli

In Via Argine 310 il regista Gianfranco Pannone lascia emergere la forza, la dignità, il tradimento subito, il desiderio di lavorare degli operai della Whirlpool, licenziati dalla sede di Napoli-Ponticelli. Voce narrante Alessandro Siani. La nostra intervista al regista.
Intervista a Gianfranco Pannone a cura di Giovanna Barreca

Napoli ha un passato industriale di grande prestigio, con davvero un gran numero di operai che hanno lavorato in aziende diverse, da Ponticelli a Bagnoli, da San Giovanni a Pomigliano. Anno dopo anno hanno iniziato a chiudere tutte, prima magari passando da riqualificazioni fittizie per poi essere dismesse.

Gianfranco Pannone in Via Argine 310 – presentato alla Festa del cinema di Roma – mette al centro della narrazione la lotta degli ultimi 316 operai dell’ultima azienda ancora aperta: la Whirpool di Napoli-Ponticello. Un documentario con gli operai abbandonati dall’azienda e dalla politica, traditi, stressati, stanchi che vorrebbero solo tornare a lavorare (“Mi manca la sveglia delle 4 del mattino”), avere “l’orgoglio di chi si guadagna la vita” riprendendo le parole di Ermanno Rea, presenti nel film insieme alla voce narrante dell’attore Alessandro Siani, da anni vicino agli operai napoletani perché conosce la loro sofferenza, il senso di precarietà, visto che il padre subì la cassa integrazione quando era operaio all’Alfasud di Pomigliano.

Nel doc vengono ripercorse anche le tappe che hanno portato al licenziamento, partendo dal 2018 quando i sindacati firmarono l’accordo sul nuovo piano industriale della Whirpool che prevedeva 250 milioni di investimenti in Italia in tre anni, alla croce rossa sullo stabilimento di Napoli solo pochi mesi dopo, al tavolo al Mise a Roma del 2019 dove veniva garantita la sopravvivenza dello stabilimento di Napoli fino all’arrivo delle lettere di licenziamento e al taglio della corrente agli operai del presidio “Napoli non molla” che continuano ad incontrarsi (per esistere come gruppo) nell’ex dopolavoro, situato proprio in Via Argine 310.

Come ci racconta il regista napoletano nella nostra intervista: “Essere operaio a Napoli era prendere coscienza e diventare cittadini in una città che vive al suo interno tante contraddizioni” e, come precisa un operaio nel doc: “riuscire a rimanere lontano dalla mano della camorra”.

Un film di impegno civile dove il regista non ha paura di prendere posizione e stare, giustamente, dalla parte degli operai. Nella nostra intervista anche alcune riflessioni sull’aspetto stilistico volutamente asciutto e diretto come tanto ottimo cinema di impegno civile realizzato in Italia nel passato e alcune considerazioni sulla musica di Daniele Sepe, considerato da Pannone il “Frank Zappa” italiano.

Un film prodotto da Bartleby film, in collaborazione con Rai cinema e Aamod, Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico.

giovanna barreca