40 Carati

31/01/12 - Un pizzico di attualità e molti sbadigli per un prevedibile heist-movie camuffato da thriller al servizio dell'eroe di Avatar, Sam Worthington.

Nick Cassidy (Sam Worthington) è un ex poliziotto condannato a 25 anni di reclusione per un reato del quale si è sempre proclamato innocente. Dopo una rocambolesca evasione dal penitenziario di Sing-Sing, l’uomo si piazza in cima a un grattacielo del centro di New York minacciando di buttarsi giù, sopra gli occhi della folla di curiosi assembrata sotto l’edificio. Mentre la polizia manda la sua migliore agente negoziatrice (Elizabeth Banks) per provare a farlo desistere, il destino di Cassidy si incrocia con quello di un costruttore (Ed Harris) losco e spietato. Sotto l’egida produttiva di un asso del blockbuster come Lorenzo di Bonaventura (Transformers, trilogia di Matrix) Asger Leth dirige uno scontato heist-movie camuffato da thriller percorrendo la strada più facile: quella dei codici di genere e dei cliché. Con un meccanismo già adottato (con molto più ingegno) da Joel Schumacher nel suo In linea con l’assassino (2002), 40 Carati trova il suo perno narrativo nella permanenza del protagonista sul cornicione, giocando intorno ad esso la suspense e l’evoluzione dei personaggi.

Peccato, però, che il regista danese (al suo primo lungometraggio di finzione) sia ancora troppo acerbo e sprovvisto del “mestiere” per gestire il tutto con la necessaria efficacia, sacrificata a favore di una messa in scena nient’altro che diligente nella quale l’aderenza al canone finisce per sfociare troppo spesso nel ricorso allo stereotipo. Allo stesso modo, il plot – tanto sfizioso in potenza quanto in realtà esile e adatto, al massimo, per l’episodio di una serie televisiva – si tende come un elastico nel ricorso a improbabili scorciatoie e facilonerie. Con l’unico risultato di convogliare l’insieme in un andamento tediosamente prevedibile, privo di ogni ritmo e verve, laddove perfino l’assortito cast, fin troppo sbilanciato verso la scialba coppia WorthingtonBanks, si rivela inadeguato. Interessante soltanto per il suo legame con l’attualità, che si aggancia al crack della Lehman Brothers per contestualizzare la vicenda in una società ormai disillusa dalla sfiorata recessione, nella quale “il colpo” diviene espressione di un’aspirazione al benessere e al riscatto sociale: unico aspetto degno di nota in una pellicola per il resto incapace di distinguersi dalla moltitudine di produzioni analoghe.

CATERINA GANGEMI

SCHEDA FILM