Falso specchio

13/01/09 - Tra documentari animati, film che doppiano la contemporaneità ponendone riflesso distorto sincronico...

Falso specchio – Finalmente documentario
(Rubrica a cura di Silvio Grasselli)

falso-specchio-interno.jpg13/01/09 – Tra documentari animati, film che doppiano la contemporaneità ponendone riflesso distorto sincronico, e mockumentary veri o presunti, si rischia di perdere la testa oltre che l`orientamento. Tentare una definizione che sia allo stesso tempo anche test per ogni film che suggerisca un`ispirazione documentaria, è impresa dagli esiti incerti e pieni di rischi. Proviamo lo stesso, per qualche riga appena, a ragionare su cosa distingua un film documentario da tutto il resto del cinema, quello “di messa in scena”. Senza quasi accorgercene abbiamo già lasciato alle spalle un ordigno innescato. Non lo si ripete mai abbastanza, ogni definizione è una potente arma a doppio taglio: da una parte strumento di conoscenza e di facilitazione nella comunicazione dei saperi, dall`altra mannaia pronta a deturpare idee, opere, autori; maschera deformante, subdolo veleno che, iniettato in un insieme ideale, in una famiglia di concetti, in una serie di eventi ne irrigidisce il corpo, ne stravolge i lineamenti, a volte fino al punto di ucciderne la vera identità . Procedendo dunque non senza una certa dose d`irresponsabilità , proviamo a dar conto di alcuni dei segni caratteristici, degli elementi distintivi, delle forme e delle pratiche che sarebbero esclusivo appannaggio del film documentario. Si dice che il film di non-fiction (già un`altra esplosione si prepara sulla strada) si occupi della realtà ; ne registri un documento, ne costituisca testimonianza. Già ma di quale realtà si sta parlando? Forse la realtà del volto d`un attore è meno reale di quella che anima la corsa d`un bambino per le strade d`una piccola città di provincia? Forse l`inquadratura magistrale posta a sugello del più classico dei film d`autore non rende testimonianza del lavoro, preciso ed efficace, che tutta una troupe, regista in testa, ha speso per ottenerla?

Allora rischiamo: il film documentario si occupa d`una realtà che sarebbe esistita – magari diversamente, d`accordo (l`intervento di un obiettivo comporta sempre qualche mutamento nell`ambiente in cui s`inscrive) – anche se il film non fosse mai esistito, se mai alcuna troupe, grande o piccola, si fosse mai manifestata in quel certo luogo. Il primo colpo d`accetta è già a segno. Si pone poi un`altra questione. Ma se il cinema documentario opera lavorando la realtà come suo materiale esclusivo – o quasi – il film non può che ridursi a improvvisazione caotica, registrazione casuale d`eventi alla rinfusa(?). Sì e no. Tendendo ben chiaro davanti agli occhi il numero sterminato di film che stiamo qui cercando di ridurre a un paio di formule, pensiamo alla realizzazione d`un film documentario, al suo tournage: girare un documentario è tentare in prima istanza di assistere ai “giusti” eventi, ai momenti fondamentali, necessari perchè il film costruisca il suo significato; e poi, giunti alla post-produzione, ricomporre i pezzi di realtà seduti al tavolo del montaggio. Allora si può forse dire che il cinema documentario, diversamente da quello di messa in scena, vive nell`articolazione sintattica del montaggio il suo momento fondamentale, la fase in cui un film documentario nasce digerendo la realtà del quale è nutrito, o non nasce, rimanendo sequenza muta e idiota di brandelli di tempo. A martedì prossimo.