Il Made in Italy va al cinema

16/06/11 - I film italiani possono tornare ad essere ambasciatori dello stile del Bel Paese? L'Anica se l'è chiesto parlando di mood placement e vendite all'estero.

Ascolta le interviste di RADIOCINEMA ai protagonisti della tavola rotonda:

  • Roberto Cicutto, presidente di Cinecittà Luce
  • Lamberto Mancini dg Cinecittà Studios
  • Il cinema come ambasciatore del Made in Italy? Per anni complici film come Vacanze romane o La dolce vita, è stato così e sono in molti a credere che la settima arte possa portare enormi benefici sia all’internazionalizzazione del sistema Paese Italia, sia alla stessa industria cinematografica ampliando il giro d’affari all’estero o fidelizzando meglio mercati già amici. La duplice veste di contenuto e di veicolo di italianità del cinema fa sì che sempre più operatori, anche quelli di altre industrie, i marketer, i media, lo considerino uno strumento ideale per trasmettere l’atmosfera italiana al di fuori dei confini nazionali. Nonostante i problemi sociali ed economici infatti il nostro Paese continua ad essere visto come luogo affascinante per stile di vita, eleganza, valori. Organizzata dalla Fondazione Economia Tor Vergata attraverso il Master in Economia e Gestione della Comunicazione e dei Media, in collaborazione con Anica, la tavola rotonda Cinema e/è Made in Italy, tenutasi stamane nella sede romana dell’Anica, ha voluto far incontrare alcuni attori coinvolti in questo processo, nella comune convinzione che solo alleanze attive siano in grado di far uscire l’industria cinematografica italiana dalle ristrette logiche di mercato nazionale. Tra i più sostenitori del cinema come ambasciatore del Made in Italy c’è il dg Cinema Nicola Borrelli che ha ricordato proprio come “dopo la Seconda guerra mondiale siano stati i film del Neorealismo a portare a girare da noi le major americane”, e Riccardo Tozzi, il presidente Anica, che ha salutato la platea nel suo classico stile diretto e concreto: “Il successo del cinema italiano attuale è frutto di un percorso lungo iniziato negli anni ’90 – ha spiegato Tozzi – oggi siamo al 48% della quota mercato di film nostrani e abbiamo 45 milioni di biglietti venduti. I francesi si fermano al 35/40% di quota mercato mentre Germania, Spagna e Inghilterra si assestano sul 10%. Questo perchè quando si cominciava a profilare la globalizzazione noi abbiamo capito che il pubblico avrebbe voluto un prodotto d’appartenenza alla ricerca di un rispecchiamento e non dell’altro da sè. Il cinema italiano questa tendenza l’ha seguita e ora ne raccogliamo i frutti potendo competere con altre cinematografie che sono riuscite con la loro quota di mercato a mantenere il proprio primato rispetto al prodotto Usa. Lo step successivo – ha continuato il numero uno di Cattleya – è che il cinema italiano venga veicolato meglio all’estero perchè i film contribuiscono a dare un’immagine di vitalità culturale del Paese. Così come con marchi e brand importanti riusciamo a veicolare eleganza e unicità del Made in Italy, ora dobbiamo creare uno stile cinematografico nostrano accattivante che faccia diventare l’Italia di moda”.

    Come realizzare un brand cinematografico tutto italiano è un concetto che le aziende hanno piuttosto chiaro perchè si basa su un’idea marketing molto popolare quella di creare con il consumatore, in questo caso spettatore, un legame emotivo. Secondo il direttore Corporate Affairs di Nestlè-Perugina, Manuela Kron, più che di product placement nei film, si dovrebbe cominciare a parlare di “mood placement”, ovvero la creazione di uno stato d’animo che leghi fruitore e prodotto. In the mood for Italy verrebbe da dire allora, parafrasando il film di Wong-Kar Wai. Sì, ma non basta. A ostacolare la vocazione del cinema come ambasciatore del Made in Italy nel mondo c’è la mancanza di un sistema di vendita strutturato all’estero. Solo con una nuova generazione di seller italiani capaci e dislocati in luoghi chiave sarà possibile che i compratori internazionali riacquistino fiducia nei confronti del prodotto italiano. Di questo avviso soprattutto il presidente di Cinecittà Luce, Roberto Cicutto che ha ricordato come per perseguire questo scopo The Business Street, il mercato del festival di Roma che lui guida, insieme ad Anica abbiano organizzato un corso di formazione ad hoc, AsforCinema che tra poche settimane diplomerà la prima classe di venditori.

    VALENTINA NERI