autori06: una storia dimenticata

11/09/09 - I film italiani all`interno della sezione giornate degli autori convincono di più di quelli in concorso ...

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“Di me cosa ne sai” di Valerio Jalongo

(Dalla nostra inviata Giovanna Barreca)

10/09/09 – I film italiani all`interno della sezione giornate degli autori convincono di più di quelli in concorso forse perchè, il più delle volte i registi si sono espressi attraverso il linguaggio del documentario nel quale il nostro paese sta trovando uno degli ultimi strumenti rimasti per raccontare onestamente il nostro oggi, a volte partendo dal passato più prossimo. Questo è il caso di Di me cosa ne sai di Valerio Jalongo che con un film ad episodi ha cercato di indagare su quello che ha portato al declino della produzione cinematografica italiana dopo gli anni Sessanta e ha creato anche la decadenza degli ultimi anni. Nel doc strutturato come un pasol dove vengono messi insieme materiali di repertorio, interviste-incontri con artisti che operavano in quel periodo e immagini dell`oggi tra le strade delle nostre città  ormai prive di sale cinematografiche e con registi in cerca di produttori coraggiosi.

dimegrandeUno degli intervistati, Aurelio De Laurentis ricorda: “il nostro cinema faceva concorrenza al cinema di Hollywood”. Il produttore ci vede la mano degli americani nell`approvazione di leggi sbagliate che fecero scappare i produttori, Wim Wenders ricorda quando si metteva in cantiere un film e nel giro di un anno lo si portava a compimento. Quello del regista romano è stato un lungo percorsi di conoscenza, “di ribellione” sul perchè fosse diventato così difficile fare il mestriere del regista e nell`indagare ammette di essersi imbattuto in questioni molto grandi visto che è partito dal perchè è stata smontata l`industria del cinema italiano, al chiedersi chi l`ha distrutta e infine imbattendosi in cosa l`ha indegnamente sostituito. Jalongo fornisce un approccio attento e spesso disincantato, con un tono leggero ma mai stupido al suo docu-dramma che diventa in tale maniera un lavoro particolarmente coinvolgente. “Il reperimento da fonti diverse, l`uso di mezzi diversi (dal materiale d`archivio in super8, in 35mm alle immgini sgranate girate con il tel, e l`alta definizione dell`hd) è stato anche un modo per raccontare la difficoltà  – dichiara il regista-: le immagini del grande cinema, potenza di mezzi e bellezza e le nostre ristrettezza, le immagini molto sgranate, è una povertà  che è anche quella televisiva. Una storia anche di sostituzione che è andata tragicamente ad impoverire l`arte del lavoro per immagini”.

Poi il regista tiene a precisare che si tratta di un film di gruppo realizzato con Giulio Manfredonia e Felice Farina in uscita a metà  ottobre nelle sale distribuito dall`istituto luce. Stupisce che un`analisi così necessaria di un capitolo importante della storia dell`Italia non sia stata fatta prima.