Belli e indipendenti

Al Ca’ Foscari i "cortissimi" della Viral competition e l’utopia di Echo Park, figlia dell’idea vertoviana di cinema adattata ai giorni nostri.

Belli e indipendenti – Indagine sull’odierno cinema indipendente a cura di Giovanna Barreca

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All’interno della rubrica sul cinema indipendente più volte ci siamo interrogati su cosa sia davvero il cinema underground oggi, in quale forme e stili si realizzi. Al Ca’ Foscari Short Film Festival – manifestazione organizzata e gestita dall’università veneziana – oltre al concorso cortometraggi internazionali, tanti erano gli eventi collaterali che indagavano il passato (animazione italiana anni ’30, i lavori di Francesco Pasinetti), ma anche il futuro del mezzo, in particolare attraverso Videotraces viral competition e l’esperienza di Echo Park. Nel concorso virale, gli studenti sono stati chiamati a confrontarsi sul cinema quale strumento in costante evoluzione, come “veicolo di innovazione”, secondo la definizione della professoressa Valentina Re. Dati tre temi di massima è stato chiesto ai partecipanti di realizzare piccoli cortometraggi della durata di 30 secondi. Budget e mezzi ridottissimi per ragazzi poco più che ventenni che hanno giocato quasi tutti sull’ironia ma sono riusciti comunque a raccontare delle storie originali.

Echo Park è stata la scoperta di un’avventura straordinaria intorno al cinema indie. Paolo Davanzo (di origini italiane) e la moglie Lisa Marr hanno creato l’Echo Park Film Center, un’organizzazione no profit di arte multimediale che dal 2002 si occupa di fornire l’accesso alle risorse film/video in modo equo, per tutti, attraverso diversi canali (il loro sito è: www.echoparkfilmcenter.org). Una scuola dove si dà accesso al mezzo cinematografico a chiunque voglia cimentarsi proprio alla maniera di Dziga Vertov che agli inizi del secolo scorso teorizzò e mise in pratica il suo progetto di alfabetizzazione visiva perché le masse – attraverso il fare/vedere cinema – non fossero più “cieche”. Davanzo all’Auditorium di Santa Margherita ha mostrato due dei lavori prodotti da alcuni giovani: The sound we see: A Los Angeles City Symphony dove 37 ragazzi hanno scelto un’ora del giorno per realizzare un minuto di film che raccontasse la loro città (come nelle “sinfonie delle città” degli anni ’20). “Una celebrazione e un’esposizione della loro città in 24 minuti”, precisa Davanzo che ha seguito i ragazzi durante tutta la fase delle riprese, soprattutto notturne. In Edendale Follies invece Davanzo ha giocato con le origini del cinema facendo ricreare dai ragazzi le scene di alcuni film (soprattutto comici) girate proprio nel quartiere di Edendale a Los Angeles dove oggi sorge il centro di Echo Park; infatti nel 1909 William Selig stabilì in quella zona della città degli angeli i primi studi e poi venne seguito a ruota da Charlie Chaplin, Laurel&Hardy, Theda Bara (in coda all’articolo si può vedere il film Il pianoforte di Stanlio&Ollio dove si può vedere molto bene il quartiere e il genere di produzioni realizzate). Ragazzi dai 10 ai 16 anni si sono cimentati come scenografi, operatori di macchina e attori per ricreare quello che portò il pubblico di inizio secolo in un nuovo mondo, fino ad accedere a un linguaggio visivo universale. “Il nostro è stato un atto d’amore nei confronti dell’epoca del cinema muto”, ha chiosato Davanzo agli spettatori veneziani. Echo park è creazione e anche visione: un cinema “stabile” e un cinema mobile dove poter proiettare film indipendenti di ogni genere: documentari, narrativi, sperimentali provenienti da tutto il mondo e mostrati gratuitamente nei giardini vicini al centro e, attraverso un camioncino, in tutta l’America e da alcuni mesi in Europa (Davanzo e Marr sono in questi giorni in tour in Olanda). Certo, la loro è un’idea di cinema indipendente molto particolare (finanziata da fondazioni private) ma che, a nostro parere, racchiude tutto quello che è l’essenza del cinema. E, sapere che dall’altra parte del mondo è stato possibile mettere in pratica un cinema utopistico che magari in molti sognano di poter fare anche in Europa, è senz’altro un ottimo auspicio. In Italia però, se le leggi regionali sul cinema e quelle sull’occupazione del suolo pubblico non cambieranno, non sarà mai un progetto praticabile.