Cha cha cha

Il nuovo film di Marco Risi con Luca Argentero ed Eva Herzigova è un noir avvincente e duro che sorprende con la messinscena e un lato duro e cattivo.

Un vero noir con tanto di detective privato, intrecci tra affari, potenti e vita privata, donne più o meno fatali, omicidi. In Italia se ne vedono pochi ed è così ormai da molti anni. L’ultimo in ordine di tempo arriva da Marco Risi che con Cha cha cha sorprende gli spettatori con un film avvincente che parla anche di un’idea di Stato cattiva e coraggiosa.
Le indagini del film partono da un incidente stradale che coinvolge un sedicenne. Tutto lascia pensare che si tratti di un incidente, ma per l’investigatore privato Corso, ingaggiato dalla madre del ragazzo per seguirlo quand’era ancora vivo, non è così. In più, quello stesso giorno viene ritrovato il cadavere di un ingegnere che avrebbe dovuto dare il via all’appalto per un centro commerciale nei pressi dell’aeroporto. I due fatti sembrano lontanissimi uno dall’altro. Sembrano. Scritto da Risi con Andrea Purgatori e Jim Carrington, Cha cha cha è un noir classico, figlio di Hammett e Chandler, che rimanda per atmosfere e cura ai gialli BBC o nord-europei.

Dedicato a Marco Onorato, il direttore della fotografia morto da poco, e a Corso Salani, omaggiato dal nome del protagonista, il film racconta la nuova Italia del Grande sogno, della prosperità e del benessere usate come alibi per affari più o meno loschi, del post-berlusconismo come idea di uno Stato in cui la controparte buona dell’affarismo è la polizia corrotta o con un’idea di giustizia del tutto personale e privata. A lato si muove un personaggio come Corso che è proprio il tipico “occhio privato” anarcoide, la cui idea di giustizia è speculare e romantica, fatta di impegni presi e sentimenti sotto pelle. Risi rende questo sguardo cattivo e coraggioso (soprattutto per un film italiano targato Rai) sullo Stato e sullo stato della nazione all’interno di un giallo avvincente e curato. Nella sceneggiatura, che non si fa mancare colpi di scena e approfondimenti anche se lo script è secco e senza molti fronzoli, nella messinscena (si apre con una serie di inquadrature dall’alto che poi costeggiano simbolicamente il film), nella regia, nelle ambientazioni romane e nella scelta di facce perfette per il genere come l’antipatico Bebo Storti o Claudio Amendola, perfetto per il poliziotto bastardo, comprimari perfetti per un Luca Argentero che pare quasi più a suo agio con il noir e una ritrovata Eva Herzigova. Cha cha cha è un film di quelli che in altri paesi europei sarebbero medi come il pane quotidiano e che in Italia sembrano un piccolo miracolo. Ma è una solfa che si è già cantato spesso.

EMANUELE RAUCO