Ciliegine

Una commedia senza troppo sapore per l'esordio come regista della brava interprete (e in questo caso anche produttrice, e sceneggiatrice) Laura Morante.

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La ciliegina sulla torta dovrebbe essere il coronamento di qualcosa di gustoso, come la lunga e apprezzata carriera d’attrice di Laura Morante. Non ne è però l’ingrediente principale, così come La cerise sur le gateau (in italiano Ciliegine) non è sicuramente un esordio stupefacente per l’interprete, che firma una commediola romantica puntellata di momenti piacevoli così come di passaggi pieni di ingenuità e stereotipi. Tutti difetti più o meno grandi che, paradossalmente,  lasciano l’amaro in bocca. È anche vero che il film ha avuto un’esperienza produttiva travagliata, durata sette anni e passata per tre stesure diverse, e che per una commedia, così come per qualsiasi altra opera, questo non è di buon auspicio. Ma è altrettanto evidente come il risultato si sintetizzi in una coproduzione franco-italiana dal sapore indefinito, con ispirazioni anglosassoni e piccole derive radical chic tipicamente europee.

La storia è quella di Amanda, una donna che non riesce ad avere un rapporto sereno col genere maschile perché impassibile rispetto ai piccoli, grandi, difetti solitamente attribuiti agli uomini: scarsa attenzione per i dettagli, egocentrismi, tendenza a semplificare situazioni complesse. È talmente inflessibile da lasciare il suo compagno perché ha mangiato l’unica ciliegina sulla torta del loro anniversario, ma il suo atteggiamento comincia a cambiare quando incontra Antoine, un tipo più taciturno, sensibile e con una naturale predisposizione all’ascolto, va da sé che venga scambiato immediatamente per gay. In realtà si tratta solo di un esponente del sesso maschile un po’ più premuroso della media, e sopratutto pazzo di Amanda, che però non può confessarle il disguido di cui sono caduti vittima per non distruggere quel minimo di fiducia che è riuscito a infonderle nei confronti degli uomini. Ecco così che la semplice love story si sviluppa attraverso lo schema classico della commedia degli equivoci, con tanto di personaggi secondari impegnati in siparietti strampalati per incoraggiare la scintilla tra i due protagonisti. Un plot estremamente semplice, piacevole nella sua delicatezza e talvolta anche divertente, ma nel complesso molto scontato e, cosa più grave, non pienamente capace di definire il proprio carattere e la propria atmosfera, diviso com’è tra puro sentimentalismo e pretese intellettuali anche fuori luogo (come le citazioni di Baudelaire, Andersen, cinema iraniano e finlandese). Un po’ come se a un dolcetto un po’ stucchevole mancasse qualcosa per renderlo speciale e meno noioso. Forse proprio la fatidica ciliegina…

LAURA CROCE

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