Tra ieri e oggi, musiche per film a confronto

Il comandante e la cicogna musicato dalla Banda Osiris e il ritorno del Morricone di C'era una volta in America permettono di fare il punto sul cinema italiano, a partire dalla musica.

Quando si parla del provincialismo del cinema italiano spesso si parla a vanvera, si limita il discorso al cinema popolare che per sua natura deve parlare al grande pubblico nei modi più diretti, anche chiudendosi dentro un orto delimitato. Ma come fa notare Marita Toniolo nell’ultimo editoriale di Best Movie, spesso ci si dimentica che il cinema italiano gira all’estero, più di quanto si pensi. Un problema di vedute però, specie per quanto riguarda alcuni nostri autori, resta e in un certo senso informa tutta l’industria al di là dei singoli film.

Lo dimostra la musica. In questa settimana in sala ci sono due film italiani, distantissimi per varie ragioni, soprattutto anagrafiche, ma emblematici: Il comandante e la cicogna di Silvio Soldini, musicato dalla Banda Osiris con la canzone dei titoli cantata da Vinicio Capossela, e C’era una volta in America di Sergio Leone (restaurato e in versione integrale) con colonna sonora storica di Ennio Morricone.

Sarebbe ingeneroso volere confrontare i due film o le due partiture, ma servono come punto di partenza per un riflessione: Soldini e la Banda Osiris nel raccontare la storia di un’Italia divisa che potrebbe riunirsi sotto il ricordo delle statue e lo sguardo vigile degli uccelli, scelgono un contesto sonoro simpatico, cordiale, buffo e divertente, che occhieggia seppure in modo ironico al folk tradizionale, venato di klezmer, tanto da ricordare la versione intellettuale di una fiera di paese.

Leone e Morricone, quasi trent’anni fa invece, nel loro viaggio immenso nella memoria, ma anche nella mitologia cinematografica degli USA, scelsero di integrare brani popolari degli ultimi 60 anni, da Amapola a Yesterday, con una sinfonia sontuosa e magnifica, tra flauti di pan e archi, che ha fatto il giro del mondo ed è diventata, come il film, portabandiera del talento italiano nel mondo. Non è colpa di Soldini se il cinema popolare, o comunque medio, non fa il giro del mondo (il discorso sarebbe molto ampio), ma non si può negare che fa parte di una temperie artistica che tende ad auto-rassicurarsi e non “viaggiare”. L’opposto di quanto accadeva nel lunghissimo periodo d’oro del nostro cinema nel mondo.