Com’è bello far l’amore

06/02/12 - Fausto Brizzi torna con una commedia in 3D in cui Filippo Timi pornodivo educa all'amore Fabio De Luigi e Claudia Gerini.

Ascolta le interviste di RADIOCINEMA a:

  • il regista Fausto Brizzi
  • l’attore Fabio De Luigi
  • l’attrice Claudia Gerini
  • l’attore Filippo Timi
  • Ringrazia Luigi e Aurelio De Laurentiis, Fausto Brizzi nei titoli di coda del suo ultimo film, Com’è bello far l’amore. Per chi non lo sapesse, il regista di Notte prima degli esami e di Maschi contro femmine ha esordito scrivendo cine-panettoni. Da quelli, ha cercato la strada di un’evoluzione – non sempre evidente – che oggi lo porta a girare il secondo film commerciale in 3D dopo Box Office di Ezio Greggio (scritto, tra gli altri, proprio da Brizzi): risultato che può piacere, anche se non nell’ottica tecnologica. La storia è quella di Andrea e Giulia, coppia sessualmente monotona che deve affrontare l’arrivo di Max, amico della donna e celebre pornodivo che vuole aiutare i due a rifarsi una vita sessuale. Sceneggiato dal regista con il sodale Marco Martani e Andrea Agnello (collaboratore di Giovanni Veronesi, mentre per la prima volta manca la firma di Massimiliano Bruno), il film è una commedia brillante e comica che racconta quel tabù che si chiama sesso con un tono definibile come hollywoodiano.

    È evidente infatti come Com’è bello far l’amore cerchi di replicare ritmi, temi e humour della più recente commedia made in USA, da sempre obiettivo del regista, cercando di venare di eccesso, trivialità e di una comicità che cerca la trasgressione una tipica storia di ri-matrimonio che passa più dalla camera da letto (e dalle dark room) che dal lettino dello psichiatra o da isole romantiche; inoltre Brizzi, con il personaggio di Max, prova – timidamente e solo nel prologo, la parte migliore del film – a riflettere sul rapporto tra cinema e sesso, porno o non porno che sia, con Bellocchio, Von Trier e il cinema d’autore raccontati ironicamente come paraninfi di molte storie di sesso in sala.
    È interessante come la donna della coppia, ma non solo, sia ritratta sempre un passo avanti all’uomo come apertura mentale e l’uomo più imbranato o ottuso; anche se poi alla fine, non tutte le occasioni umoristiche sono centrate, il sentimentalismo vieto è immancabile e tutta la storia tra i ragazzi – come spesso in questi casi – è superflua, specie nei dialoghi. E il 3D, dopo il suddetto prologo e i titoli animati, diviene quasi incomprensibile; però Brizzi sa infondere verve alle situazioni da manuale, pare più convinto dei propri mezzi (la scena del burlesque), è uno dei pochi a fare product placement intelligente, come nella sequenza in farmacia, e tra una citazione e l’altra (Skin Deep – Il piacere è tutto mio di Blake Edwards, provate a indovinare perché) si diverte a reinventarsi regista hard e a giocare coi suoi attori, divertenti come Fabio De Luigi, seducenti come Claudia Gerini, divertiti come Filippo Timi. Non molto, in effetti, per un discreto artigiano come il regista: ma al pubblico va bene così e l’industria non può non tenerne conto.

    EMANUELE RAUCO

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