Diciottanni

27/04/11 - L'attrice Elisabetta Rocchetti debutta nel lungometraggio con un racconto di formazione drammatico, tra low-budget e potenzialità inespresse.

Ascolta le interviste di RADIOCINEMA ai protagonisti del film:

  • la regista-attrice Elisabetta Rocchetti
  • l’attrice Alessia Barela
  • l’attore G Max
  • il distributore Franco Zuliani
  • E’ un esordio nel segno della scommessa, quello dell’attrice romana Elisabetta Rocchetti che, forte di un lungo curriculum trasversale tra cinema, televisione e teatro, e la regia di due corti, debutta nel lungometraggio con un impetuoso racconto di formazione dal taglio drammatico-sentimentale pronto a sfidare le consolidate leggi del mercato nostrano, e con esso, i cliché del prodotto generazionale destinato al pubblico più giovane.
    Segnato da un iter produttivo a dir poco travagliato, che gli ha permesso di vedere la luce dopo diversi anni di gestazione, e distribuito da Officine Ubu, Diciottanni – Il mondo ai miei piedi ha indubbiamente dalla sua il coraggio di raccontare l’adolescenza problematica di un ragazzo allo sbando – senza nomi noti e mezzi ridotti all’osso – con uno sguardo acritico e tutt’altro che edulcorato.

    Purtroppo, però, le buone intenzioni non sempre sono sufficienti a determinare la riuscita di un lavoro che, come in questo caso, risulta fin troppo gravato dall’ingenuità di un approccio registico ancora acerbo nel suo ricercare una propria identità. Non che manchino gli elementi di pregio, riscontrabili nella costruzione di un’atmosfera torbida, in una componente di humor ai limiti del grottesco, e in un’inusuale sensibilità nel tratteggiare caratteri, nonostante tutto, veritieri nella loro complessità e ben sostenuti dalla buona prova degli interpreti. Tuttavia, il registro realistico non privo di genuinità nel suo indugiare sulla sgradevolezza di personaggi tormantati, fragili e privi di riferimenti affettivi si scontra con una messinscena sciatta e approssimativa; e allo stesso modo, l’iterazione continua dei congressi carnali (piuttosto pudichi, oltretutto), del mangiare e altre incombenze quotidiane, avrà pure un suo perché nell’ottica del tentativo di colmare il vuoto esistenziale del protagonista ma non altrettanto all’interno di una narrazione confusa che arriva perfino a giocare la carta della mesta pochade, in un crescendo di abiezione culminante in un finale fin troppo consolatorio.

    Presentato alle recenti edizioni di festival quali il Riff e il Terra di Siena Film Festival, ha ottenuto in quest’ultimo il premio della critica e quello per il miglior attore.

    CATERINA GANGEMI

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