Flussi seriali

11/02/10 - Ve la ricordate Endora? La madre della dolce strega Samantha che improvvisamente...

Flussi seriali – Percorsi e influenze odierne e vintage delle serie americane

Madri seriali. Prima parte: Ieri

(Rubrica a cura di Erminio Fischetti)

endora11/02/10 – Ve la ricordate Endora? La madre della dolce strega Samantha che improvvisamente compariva in casa dell’amata figlia per disturbare il menage della sua bambina sposata a quell’umano bacchettone di Darrin, appartenente ad una razza che la donna considerava piuttosto stupida, in “Vita da strega”. A cavallo degli anni Sessanta e Settanta la pestifera strega, interpretata dalla veterana Agnes Moorehead, era entrata nelle case di molti americani e aveva lasciato nelle menti di tutti gli spettatori un ritratto di madre e soprattutto di suocera impicciona, che non molti sarebbero felici di avere intorno, specie quando piomba in casa senza bussare e nei momenti più inopportuni. Ma si sa che la mamma è sempre la mamma e la sua figura è fondamentale nella vita di ciascuno di noi, tanto che il piccolo schermo della serialità non ne ha mai dimenticato di rappresentarne le più disparate. Da quella “angelo del focolare” alla Donna Reed, nel famoso show omonimo degli anni Cinquanta, fino alla nemesi per eccellenza della “madre piovra” di Tony Soprano, che ha così a lungo lenito l’equilibrio mentale del potente boss della mafia nell’ormai cult “I Soprano”. Assenti, presenti, impiccione, riservate, dinamiche, amorevoli, distratte, egoiste, di qualsiasi tipo di carattere siano dotate hanno tutte una cosa in comune: quando si tratta dei loro figli non conoscono discrezione e mezze misure e non si risparmiano nei loro eccessi, nel bene come nel male. Nel tempo, tanto è migliorata la qualità della scrittura della serialità televisiva, quanto la figura materna è diventata sempre più complessa e articolata fino a sviluppare personaggi contraddittori, drammatici, intensi e non solo amorevoli.

Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando Barbara Stanwyck in “La grande vallata”, negli anni Sessanta, interpretava il ruolo di una madre coraggiosa e temeraria, che nella California ottocentesca era capace di fare qualsiasi cosa per i figli, lottare con le unghie e con i denti per salvarli spesso da situazioni pericolose, da banditi e quant’altro ed essere al tempo stesso una raffinata ed elegante gentildonna dell’alta borghesia degli allevatori di bestiame. Col tempo questa tipologia di ruolo si è evoluta anche alla contemporaneità e nei decenni successivi, negli anni Settanta e Ottanta, le avventure e le disavventure si trasformarono in macchinosi giochi di pettegolezzi, piani segreti, tradimenti, intrighi, sotterfugi di matriarche ricche e potenti che tessevano invisibilmente le fila dei loro burattini-figli. Cominciarono così ad andare in onda molte serie televisive incentrate sui magnati del petrolio, miliardari, soap opera non più solo in orario daytime, nelle quali il ruolo della matriarca rivestiva una funzione flussi-serialiessenziale, colei che sapeva tutto, la confidente e la pianificatrice, colei che muoveva i fili della propria prole e dei suoi discendenti, che fosse maligna come la Angela Channing di Jane Wyman in “Falcon Crest” o più amabile quanto scialba come la Ellie Ewing di Barbara Bel Geddes in “Dallas”. Nel frattempo un altro ruolo si andava a ristabilire, paradossalmente in un momento storico in cui il femminismo si era definitivamente confermato nella società statunitense e aveva sancito e confermato i ruoli della donna lavoratrice: quello nostalgico della madre anni Cinquanta, rivestito come esempio per eccellenza tra il 1974 e il 1984 dalla Marion Cunningham di Marion Ross in “Happy Days”. Un desiderio di ritorno al passato? Una contraddizione sociale, che vuole la madre sempre nel ruolo di casalinga che aspetta i figlioli di ritorno da scuola? Fortunatamente la signora Keaton, madre architetto della sitcom “Casa Keaton” con Michael J. Fox e Meredith Baxter Birney rappresenta una buona variante di quegli anni immediatamente successivi del piccolo schermo.

…to be continued