Freakbeat

29/11/11 - In Italiana.doc, eccentrico documentario che guarda agli anni '60 e al beatnik, con Roberto Freak Antoni a fare da cicerone.

Dal nostro inviato ALESSANDRO ANIBALLI

Ascolta l’intervista di RADIOCINEMA al regista:

  • Luca Pastore
  • Presentato in concorso nella sezione Italiana.doc a Torino 29, Freakbeat di Luca Pastore sembra il frutto migliore di una stagione precisa del cinema documentario italiano, quella che negli ultimi anni tende ad allontanarsi in modo sempre più convinto dai canoni del genere. Anzi, il film di Luca Pastore dà l’idea di attraversare lo specchio e dunque di passare dall’altra parte, dal lato cioè del cinema di finzione. Un’apparenza che è dovuta alla stratificata complessità di Freakbeat di cui è protagonista Roberto Freak Antoni, intellettuale demenziale, voce storica del gruppo punk degli Skiantos (tuttora attivo) e già interprete di Beket (2008) di Davide Manuli. Con la sua personalità debordante e l’eloquio forbito quanto straniante, Antoni ha il compito di fare da cicerone, guidando lo spettatore tra meandri, effluvi e colori dell’epoca beat. La sua rievocazione è affettuosa e convinta, anche perché lui per primo è un figlio del beat, cresciuto nel modello musical-culturale angloamericano (dalla Beat generation in poi) e in quello del beat emiliano (dal primo Guccini all’Equipe 84).

    Ma fin qui tutto sarebbe secondo la norma e, invece, l’eccentricità di Freakbeat viene dal modo in cui si racconta il tutto: Freak Antoni parte per un viaggio insieme a sua figlia (che in realtà è l’attrice Sofia Fesani) alla ricerca di una sorta di Sacro Graal, una leggendaria session musicale d’epoca tra l’Equipe 84 e Jimi Hendrix (chiaramente un falso). Il film allora diventa una sorta di road-movie tutto scritto e recitato con una regia che – quasi prendendo a modello Easy Rider (1968) – tende a giocare molto su stili e tecniche diverse: da un lato il resoconto del viaggio è mostrato in bianco e nero, dall’altro la falsa figlia di Antoni riprende tutto con una camerina a colori, infine in alcuni momenti appaiono chiazze di colore lisergico e improvvisi surplace visivi a mo’ di tableaux vivants (o di copertine di un album dell’epoca). Perciò più che un film sul beat, Freakbeat è un film beat, un documentario ribelle così come il mondo e il tempo passato che racconta.