GFF, The greatest

23/07/09 - Altre due ottime anteprime nella selezione dei film della categoria “+16” del...

“The ground beneath” di Rene Hernandez e “The greatest” di Shane Feste con Susan Sarandon e Pierce Brosnan

(Dalla nostra inviata Giovanna Barreca)

the-greatest23/07/09 – Altre due ottime anteprime nella selezione dei film della categoria “+16” del Festival di Giffoni, che comprende anche una serie interessate di cortometraggi. Martedì,Rene Hernandez con “The ground beneath” ci ha portato nell`universo di un adolescente che solo nel momento in cui “tocca la terra”, tocca i sassi che possono rappresentare una deformità  del suolo (metafora della diversità  del ragazzo malato che aiuta questo cambiamento) riesce finalmente a comunicare con tutto ciò che più lo terrorizza, il padre, la ragazza amata e anche i bulli del quartiere (non a caso il corto inizia con un suo vagare tra l`erba e un cane rabbioso che lo `investe`). Stesso tema per l`importante produzione americana della regista e sceneggiatrice Shana Festa, che per la sua opera prima ha avuto l`onore di avere protagonisti del suo lungometraggio Susan Sarandon e Pierce Brosnam nei panni di due genitori a cui muore un figlio (Bennet) durante un incidente stradale e che, mentre a fatica provano a dar senso alla quotidianità , si ritrovano sull`uscio di casa la ragazza-compagna di liceo del figlio, incinta di 3 mesi. Rose è una diciottenne amata da anni da loro figlio, che solo il giorno prima dell`incidente, l`ultimo giorno di liceo, era riuscito a confessarle, scoprendo di essere ricambiato, il suo sentimento.

L`immagine della famiglia di Bennet è quella di tre persone lontane tra loro (basta ricordare la lunga sequenza iniziale della famiglia in auto): la madre, più tartassa di domande tutti coloro che possono conoscere gli ultimi 17 minuti di vita di Bennet, quelli tra l`impatto dell`auto del ragazzo contro un camion e la sua morte, più tiene alla larga Rose, non le parla, non vuole darle amore. A sua volta Allen che, per definizione della moglie “non ha mai amato nessuno meno di quello che avrebbe dovuto” è un uomo che si è rifugiato nei numeri, non riesce a trovare una logica a ciò che è accaduto e non si perdona di non essere stato in grado di proteggere il figlio. Ryan il fratello minore di Bennet, ha bisogno di troppe risposte. Rose (la rosa) è il dono prima per Bennet, che grazie a lei conosca l`amore, e poi per tutta la sua famiglia, che imparerà  ad ascoltare e a parlarsi grazie alla ragazza. Molto bello il valore del nome della neonata, Ruby, il rubino, il gioiello. Chiara, una ragazza in sala, durante il dibattito a fine proiezione, accosta a “Memento” di Christopher Nolan l`ordine prima crescente e poi decrescente della storia della pellicola e chiama in causa Freud facendo una distinzione netta tra l`essere (la madre che impazzisce), l`io (Ryan, il moderatore che è diviso tra momenti di gioia e di tristeza) e il superio (il padre, l`io censore che deve raschiare via il dolore perchè deve dominare la situazione prima di crollare). Tutto vero ma come nella pellicola è la mancanza di dialogo, la paura del confronto che tiene lontani tutti i personaggi del film, che non gli permette quel gradino di conoscenza dell`altro che può sconfiggere il pregiudizio, il dolore personale e donare amore. Non a caso la risoluzione del dramma si avrà  quando la famiglia sarà  in grado di aiutare il travaglio di Rose con i racconti che lei vuole sentire sul ragazzo che amava.

Il film presentato in prima mondiale al Sundance film festival 2008, arriverà  nelle sale italiane nel 2010 distribuito da Medusa.