Gluck

18/02/12 - Una love story mielosa e borderline ambientata a Berlino e interpretata da Alba Rohrwacher. Al festival nella sezione Berlinale Special.

Dalla nostra inviata Daria Pomponio

Molti crimini ogni giorno vengono commessi nel nome dell’amore e per perseguire la propria felicità o quella della persona amata. Ne sa qualcosa l’avvocato difensore Noah Leyden (Matthias Brandt) voce narrante di una storia di passione, miseria, infanzia perduta e violenza. Presentato alla Berlinale 2012 proprio nel giorno di San Valentino, Gluck di Doris Dorrie è un film sospeso tra il serio e il faceto, ambientato a Berlino, proprio in prossimità dei luoghi festivalieri, all’angolo tra Potsdamer Strasse e Kurfurstenstrasse. Protagonista della scena è la nostra Alba Rohrwacher, qui nei panni di una ragazza Macedone, Irina, fuggita in Germania dopo aver subito uno stupro di gruppo da parte di un manipolo di soldati. Nel breve idillio macedone, la regista ci illustra un universo arcadico, dove Irina pascola gli agnellini al rallenty e preleva il miele dalle api, felice e bucolica. Poi arrivano i soldati, uccidono i genitori e la violentano. Una volta a Berlino, la ragazza si mantiene prostituendosi, tra parrucche vistose e abiti succinti e si innamora di un senzatetto punkabbestia (Vinzenz Kiefer), con tanto di cane.

Da qui in avanti Gluck diventa una love story adolescenziale zuccherosa, sottolineata ancora da numerosi rallenty e musiche pop-punk, come nella più fresca e graziosa pubblicità di un prodotto contro l’acne giovanile. I due dondolano beati sulle altalene nei parchi giochi berlinesi, vanno a vivere insieme, lei lo fa vestire in modo più appropriato e gli fa tagliare il ciuffo. Ma un giorno un suo cliente muore d’infarto e lei scappa via rifugiandosi, ancora una volta, tra scivoli e altalene. Lui rincasa e, per il bene dell’amata, fa quello che deve fare. Con una svolta pulp e delle poco plausibili argomentazioni del difensore legale, la regista tedesca rivela infine la sue intenzioni: quello che abbiamo fin qui visto era un gioco, uno scherzo ironico da non prendere troppo sul serio. Peccato però che tra ovini e altalene ci sia poco da divertirsi.