Gnade

17/02/12 - Ambientato in Norvegia, nel centro abitato più a Nord del pianeta, il film di Glasner è il migliore nel lotto dei titoli tedschi presentati in concorso a Berlino.

Dal nostro inviato Raffaele Meale

Hammerfest, in Norvegia, è il centro abitato più a Nord del pianeta: trovandosi oltre il Circolo Polare Artico la cittadina vive annualmente sia il periodo del “sole di mezzanotte” d’estate, sia la cosiddetta “notte polare” d’inverno, due mesi e mezzo tra novembre e gennaio in cui la luce cala e il sole smette di sorgere. È in questo ambiente quasi alieno, al di fuori del mondo come lo conosciamo, che va a vivere una coppia tedesca con il loro figlio. Niels, il marito, lavora come ingegnere in una fabbrica che si occupa dello sfruttamento dei gas naturali mentre Maria è infermiera nel reparto dell’ospedale locale dedicato all’eutanasia. I due sono in crisi da tempo, e Niels ha intrecciato una relazione con un collega: tutto cambierà all’improvviso, e solo attraverso il dolore e il senso di colpa la coppia riuscirà a trovarsi.

Ultimo tra i film tedeschi presentati in concorso al Festival di Berlino, Gnade di Matthias Glasner si è anche rivelato, a sorpresa, il migliore del lotto: anche Glasner, come già in precedenza Christian Petzold e Hans-Christian Schmid, focalizza la sua attenzione sull’umanità che mette in scena, ma ha quantomeno la forza di non lasciarsi assoggettare dai personaggi perdendo di vista l’esigenza del racconto. Rispetto ai suoi colleghi il cineasta teutonico non si accontenta di architettare uno stravolgimento improvviso della prassi, ma lavora a fondo sulle psicologie dei suoi protagonisti. Gnade è un ottimo esercizio di scrittura, e si certifica come una delle sceneggiature più solide viste nel concorso berlinese. Questo obiettivo è raggiunto anche grazie alla splendida messa in scena approntata dal regista, in grado di sfruttare con notevole intelligenza l’atmosfera surreale e inedita della notte polare: la ricerca della luce diventa dunque una metafora, forse facile ma comunque efficace, del buio della mente in cui sono piombati Niels e Maria, e l’adolescente Markus con loro. La regia di Glasner ha anche il merito di saper cogliere dei piccoli dettagli, a prima vista inessenziali, ma che nel complesso creano un substrato emozionale che permette allo spettatore di irrompere nella storia senza sentirvisi schiacciato: in questo senso ottime le riprese dei cori della chiesa, o i vari momenti di vita quotidiana in ospedale, o ancora le digressioni sulla vita scolastica di Markus. Affidato ad attori ancora giovani ma oramai consumati come Jürgen Vogel e Birgit Minichmayr, Gnade è una delle sorprese più positive del festival. Si dovesse necessariamente dare un premio alla Germania, sapremmo su chi puntare.

[nggallery id=22]